cannabis per cani

Cannabis Terapeutica, CBD e THC in veterinaria: l’utilizzo nei cani

Qual è il ruolo, in ambito veterinario del THC e CBD nei cani?

Così come nell’uomo, gli effetti terapeutici della cannabis possono essere utili nel trattamento di alcune patologie veterinarie, in particolar modo quelle che colpiscono i cani. Efficace soprattutto nell’epilessia e nell’osteoartrite canina, la cannabis è un’opzione terapeutica oggi possibile in veterinaria anche per altre condizioni. Una recente pubblicazione scientifica ci permette di fare il punto sullo stato dell’arte in questo campo.

 

INDICE

1. LA CANNABIS IN VETERINARIA

Un articolo pubblicato nel Settembre 2021 sul Journal of Veterinary Pharmacology and Therapeutics, intitolato “Current review of hemp-based medicines in dogs”, analizza i principali studi clinici e pre-clinici con cannabis e fitocannabinoidi effettuati sui cani negli ultimi anni.

Fino a poco tempo fa, le uniche conoscenze che avevamo sull’uso della cannabis in medicina veterinaria erano limitate o ad esperimenti focalizzati a testarne la sua tossicità o ad esperimenti pre-clinici su animali da laboratorio, incentrati però sulla medicina umana. Non si pensava tanto a curare l’animale, se non in vista di un possibile utilizzo sull’uomo.

È solo da pochissimi anni che questo paradigma è in qualche modo cambiato e, attualmente, diversi studi clinici che valutano la sicurezza e i possibili effetti terapeutici di questi composti sugli animali sono in corso o sono stati da poco completati.

Nonostante la ricerca scientifica in questo campo sia ancora in una fase iniziale, in letteratura vi sono numerosi report aneddotici su terapie con cannabis o cannabinoidi effettuate su cani e gatti anche per alcuni anni, di solito per iniziativa dei loro proprietari, senza prescrizione veterinaria e quindi senza un reale monitoraggio, ma con effetti positivi che, spesso, ne giustificano l’uso.

Sulla scia di questi case report e in base ai dati che pian piano iniziano ad emergere dalla letteratura, anche in Italia i veterinari hanno iniziato a prescrivere terapie a base di cannabis o derivati, soprattutto a cani ma anche ad altre specie animali. Ce ne ha parlato la dr.ssa Elena Battaglia nel Master CM in Veterinaria.

Come nell’uomo, il motivo dell’efficacia della cannabis negli animali è dovuto alla presenza del Sistema Endocannabinoide.

 

2. IL SISTEMA ENDOCANNABINOIDE NEI CANI

Il 2-arachidonoilglicerolo (2-AG) è stato il primo endocannabinoide ad essere stato identificato, nel 1995. La sua scoperta avvenne proprio nell’intestino canino, ad opera di Raphael Mechulam, il “padre” del Sistema Endocannabinoide che per primo isolò il tetraidrocannabinolo (THC) dalla pianta di Cannabis Sativa L.

Anche l’altro principale endocannabinoide, l’anandamide, è presente nei cani, così come i recettori CB1 e CB2.

Il CB1 canino è strutturalmente e funzionalmente simile a quello umano, è distribuito prevalentemente nel sistema nervoso centrale e in quello periferico, oltre che nelle ghiandole salivari, nell’epitelio intestinale, nei follicoli piliferi e nelle cellule della pelle.

Il recettore CB2 ha invece una struttura diversa rispetto a quello umano o a quello dei topi ed è espresso prevalentemente nella pelle, nelle ghiandole sebacee, nella milza, sui mastociti, i fibroblasti, nei linfonodi, nelle cellule di Schwann e nelle cellule dell’endotelio del ganglio cervicale dei cani.

Come descritto per gli esseri umani, si ritiene che il tono endocannabinoide possa essere modificato in alcune patologie canine.

Vari studi hanno infatti dimostrato un aumento sia dell’espressione dei recettori che dei livelli degli endocannabinoidi, in cani con:

– dermatite atopica,

epilessia,

– osteoartrite,

– mielopatia degenerativa,

– meningite-arterite steroido-responsiva (SRMA),

– spirocercosi intraspinale.

Gli autori di questi studi suggeriscono che l’aumento del tono endocannabinoide in questi cani probabilmente ha un carattere compensatorio, nel tentativo di combattere la progressione della malattia. Pertanto, gli studiosi affermano che la manipolazione terapeutica del sistema endocannabinoide può essere utile nel trattamento dei cani affetti da queste patologie.

3. GLI STUDI CLINICI

Uno dei primi studi clinici su animali con fitocannabinoidi fu effettuato negli anni ’70. In questo studio, il THC risultò efficace nel diminuire il dolore in cani con una traumatologia dentale.

Anche il simil-cannabinoide palmitoiletanolamide (PEA) è risultato efficace nel trattare la risposta infiammatoria in cani con allergia all’ascaris (un verme parassita in grado di infestare molti mammiferi).

Ma è il cannabidiolo (CBD) il cannabinoide più studiato e probabilmente il più efficace nel trattare varie patologie canine, in particolar modo l’osteoartrite e l’epilessia.

Come negli esseri umani, l’osteoartrite nei cani è una malattia degenerativa che causa un’infiammazione cronica nelle articolazioni e dei muscoli. Circa l’80% dei cani con più di 8 anni soffre di questa patologia, mentre nel 20% colpisce cani giovani che possono mostrare segnali tipici quali zoppia, debolezza delle gambe e atrofia della muscolatura.

Un primo studio clinico del 2018, con placebo e in doppio cieco, effettuato su 16 cani, ha mostrato che una dose giornaliera di 2 mg/kg di CBD (estratto oleoso) era efficace nel diminuire il dolore e aumentare l’attività nei cani.

Uno studio del 2019 arriva alle stesse conclusioni utilizzando una dose di 1 mg/kg di CBD 2 volte al giorno.

Nel 2020, uno studio effettuato con CBD in combinazione con altri trattamenti ha mostrato che, dopo aver raggiunto la dose efficace, nella maggior parte dei cani si riusciva a ridurre il dosaggio dei farmaci anti-osteoartite, in particolare del gabapentin.

In contrasto con questi dati, un recentissimo studio (2021) in doppio cieco e con placebo non ha notato differenze nei cani trattati con CBD rispetto a quelli che prendevano il placebo.

Riguardo l’epilessia, uno studio randomizzato in doppio cieco e con placebo del 2015, con CBD come coadiuvante ai normali farmaci anti-epilettici, ha rivelato che la frequenza mediana delle crisi epilettiche era diminuita nel gruppo di cani che riceveva CBD.

Un case report su 3 cani epilettici trattati con un estratto di cannabis ricca in CBD, ha mostrato che in un cane si otteneva una riduzione significativa degli episodi epilettici, in un secondo si otteneva solo un leggero miglioramento, mentre nel terzo non si aveva nessuna risposta alla terapia.

Considerando che la maggior parte degli studi effettuati non sono in doppio cieco e differiscono molto per durata, dose e tipo di cannabinoide usato, non è possibile trarre conclusioni definitive dalle poche ricerche effettuate. Per questo motivo, c’è bisogno di più studi di qualità sull’efficacia clinica di medicinali a base di cannabis nei cani.

4. THC E CBD NEI CANI: EFFETTI COLLATERALI, SICUREZZA, TOSSICITÀ

L’uso di cannabinoidi nei cani (e non solo) pone degli interrogativi circa la loro sicurezza e il loro potenziale intossicante.

Vari studi che hanno analizzato la composizione di prodotti a base di cannabis o di cannabinoidi venduti sul mercato USA, sia per uso umano che veterinario, hanno rivelato che in molti casi la concentrazione di cannabinoidi riportata in etichetta (principalmente THC e CBD) non corrispondeva alla reale concentrazione e in vari prodotti sono state trovate tracce di pesticidi, solventi e perfino metalli pesanti.

Un altro fattore rilevante è il potenziale intossicante dei fitocannabinoidi nei cani. Uno studio del 2018 ha rivelato che, in USA, il 9% delle intossicazioni canine è dovuta all’ingestione, per lo più accidentale, di prodotti a base di cannabis. Nel 2017 l’Associazione americana per la prevenzione della crudeltà verso gli animali (ASPCA) ha registrato 1486 casi di intossicazione di cani dovuti a prodotti a base di cannabis; di questi, il 97% dei prodotti conteneva THC, da solo o in combinazione con il CBD e il 3% solo CBD. In questo report della ASPCA la reale composizione dei prodotti non è stata analizzata e le intossicazioni legate al solo CBD potrebbero in realtà essere dovute ad una residua presenza di THC nei prodotti. A conferma di ciò, questi effetti intossicanti non sono mai stati notati nei vari studi clinici sui cani, dove la composizione dei prodotti contenenti CBD viene attentamente analizzata per escludere proprio la presenza di THC.

In caso di ingestione o inalazione accidentale, la tossicità della cannabis nei cani si manifesta solitamente entro i 60 minuti, con segnali neurologici, gastrointestinali o cardiovascolari. Il sintomo più frequente è l’incontinenza urinaria, che è una condizione relativamente rara in altre intossicazioni. Altri segni meno frequenti comprendono atassia, agitazione e depressione, cambiamenti comportamentali, vocalizzazione, tremori, vomito, diarrea, iperattività agli stimoli ambientali, midriasi, iperestesia (sensibilità elevata agli stimoli tattili, termici e dolorifici), scialorrea (salivazione intensa), ipotensione, tachicardia o bradicardia, polifagia e ipotermia.

In corso di terapia con cannabis, l’intossicazione è in realtà un segnale di prognosi favorevole, indica cioè che il trattamento sta funzionando, anche perché la DL50 (la dose letale in grado di uccidere almeno il 50% dei soggetti, un’unità di misura in tossicologia) del THC nei cani è molto elevata, pari ad oltre 3000mg/kg, mentre per il CBD non è stata mai evidenziata una dose letale.

Il motivo dell’alto potere intossicante del THC nei cani è dovuto probabilmente alla maggiore densità di recettori CB1 nel tronco encefalico e nel cervelletto, rispetto agli uomini.

I vari studi clinici e i case report sull’uso di medicinali a base di cannabis nei cani, hanno riportato solo lievi effetti collaterali senza grandi ripercussioni cliniche, come diarrea, aumento della fosfatasi alcalina nel siero o vomito. Questi effetti sono poco frequenti nel caso del CBD, mentre in terapie che utilizzano anche il THC sono più frequenti e possono anche comprendere atassia, ipotermia, letargia e tremori.

 

5. COME SOMMINISTRARE IL CBD AI CANI

La maggior parte dei prodotti a base di cannabis destinati all’uso nei cani sono attualmente somministrati per via orale, soprattutto per praticità, ma si trovano in commercio anche creme e spray per la somministrazione sublinguale.

La somministrazione orale prevede principalmente l’utilizzo di estratti oleosi, data la natura lipofila dei fitocannabinoidi e in maniera minore di capsule.

Per limitare il problema della bassa biodisponibilità orale, attestata attorno al 19% (come negli uomini), si preferisce la somministrazione a stomaco pieno, che dovrebbe favorire l’assorbimento.

Altre vie di somministrazione, in particolare per il CBD, sono la via endovenosa e quella transdermica; è stata provata in alcuni studi anche la somministrazione inalatoria, ma questa sembra una via poco praticabile.

6. USO DEL CBD NEI CANI: LE CONCLUSIONI

La cannabis è tra le sostanze medicamentose da più tempo utilizzate dall’uomo. Ora sappiamo che i suoi effetti terapeutici possono essere di beneficio anche per gli animali, cani gatti e non solo.

Fino a qualche tempo fa, cannabis e cannabinoidi erano somministrati agli animali solo su iniziativa dei proprietari in cerca di un rimedio per patologie resistenti agli altri trtattamenti.

Attualmente, grazie al riconoscimento legislativo della cannabis come terapia in campo umano e veterinario, in Italia si ha la possibilità di prescrivere trattamenti a base di cannabis e cannabinoidi agli animali, ad eccezione di quelli destinati all’alimentazione umana.

Come per l’uomo, anche in veterinaria la cannabis non è ancora considerato un farmaco di prima scelta ma può essere utilizzato o in mancanza di terapie convenzionali o in caso di loro inefficacia.

Il razionale alle base dell’utilizzo di Cannabis Terapeutica negli animali è la somiglianza del Sistema Endocannabinoide tra le varie specie.

Gli studi finora pubblicati indicano che l’uso di basse dosi di CBD puro o di formulazioni ricche in CBD può essere sicuro e possibilmente efficace nel trattamento dell’osteoartrite e dell’epilessia dei cani. Altre condizioni in cui vari case report indicano benefici sono:

– dolore, in particolare cronico e/o neurogeno o da chemioterapia;

– stimolazione dell’appetito;

– Stati ansiosi o stressogeni.

Nella maggior parte degli studi, il trattamento dei cani ha richiesto dosi comprese tra 1 e 2 mg/kg di CBD, somministrato per via orale, 2 volte al giorno. L’uso di formulazioni con alti livelli di THC comporta un rischio maggiore di intossicazione e di effetti indesiderati. La qualità del prodotto, attestata dalle analisi, dovrebbe essere valutata con attenzione.

I pochi studi clinici effettuati rendono però difficile determinare con certezza il dosaggio del cbd per cani, la sicurezza a lungo termine e l’efficacia in diverse malattie.

In attesa di studi clinici su più ampia scala, necessari per un miglior utilizzo sia nell’uomo che nell’animale, la Cannabis Terapeutica e i cannabinoidi sono comunque un’opzione farmacologica disponibile per migliorare il benessere dei nostri compagni a quattro zampe.

Autore
Fabio Turco
Neurogastrocannabinologo - Chimico Farmaceutico

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