Il tetraidrocannabinolo (THC) è un composto chimico presente nella pianta di cannabis che ha attirato l’attenzione della comunità scientifica e medica per le sue molteplici proprietà terapeutiche. Il THC è noto per i suoi effetti psicoattivi e per la capacità di alterare la coscienza, ma ha anche dimostrato un potenziale terapeutico in diverse patologie. In questo articolo analizzeremo a che punto sono le conoscenze scientifiche su questa interessante molecola.
Il cannabidiolo (CBD) è il principale componente della cannabis, insieme al tetraidrocannabinolo (THC). A differenza di quest’ultimo, il CBD non ha effetti psicotropi e ciò lo rende una molecola molto maneggevole per trattare varie condizioni patologiche. In questo articolo analizzeremo le principali caratteristiche ed applicazioni cliniche del CBD.
Quando si utilizza cannabis a scopo terapeutico, tra le vie di somministrazione maggiormente adottate sia dai pazienti che dai medici c’è quella orale, soprattutto mediante oleoliti. L’olio permette infatti una maggiore riproducibilità sia del contenuto in principi attivi che degli effetti desiderati. Ciò a patto che il processo di estrazione dell’olio sia anch’esso riproducibile e quindi standardizzato.
Per migliorare la standardizzazione del processo produttivo, recentemente è stato pubblicato un interessante studio analitico riguardante un nuovo metodo di estrazione per gli olii di cannabis. L’innovativo metodo di estrazione, oltre a fornire un processo altamente riproducibile, permette di ottenere un prodotto dal profilo terpenico ottimizzato.
Ce ne parla il dottor Tommaso Pelagatti, responsabile del laboratorio della Farmacia Tili (Erba, provincia di Como) e del settore ricerca e sviluppo, membro del consiglio direttivo dell’Associazione Scientifica dei Farmacisti Italiani (ASFI).
Il CBD induce “una sorprendente riduzione dell’irritazione e dell’infiammazione” causata dai deodoranti antitraspiranti convenzionali. Questa la dichiarazione della multinazionale di prodotti per l’igiene personale Colgate-Palmolive, che ha brevettato una formula per un deodorante antitraspirante contenente CBD. Secondo l’azienda, questa è solo la prima di una serie di sperimentazioni che potrebbero portare all’applicazione del CBD in altri prodotti per la cura personale della pelle e dei capelli, tra cui saponi per le mani e per il corpo, sciampi, balsami e altri prodotti cosmetici, oltre a dentifrici e altri prodotti per l’igiene orale.
Il tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD), i principali costituenti della cannabis, hanno una struttura chimica molto simile, ma una differenza fondamentale: il primo è drogante, può quindi, a seconda del dosaggio, portare ad un cosiddetto “high”, mentre il secondo no. A causa di questa differenza, nella maggior parte del mondo il THC è illegale mentre il CBD è venduto più liberamente. Un recente studio ha messo leggermente in crisi questo paradigma, sostenendo che il CBD, quando inalato dalle sigarette elettroniche, può convertirsi in THC. Ma stanno davvero così le cose? Vediamo cosa dicono le attuali conoscenze scientifiche al riguardo.
La Campania dal 2016 ha legiferato in materia di prescrivibilità e rimborsabilità di preparati a base di cannabinoidi. Nelle intenzioni della legge, questa Regione avrebbe dovuto avere una delle legislazioni in materia più avanzate d’Italia, tuttavia i decreti attuativi in parte hanno disatteso le aspettative. Ciò premesso, la Campania è una delle regioni dove si hanno meno restrizioni riguardo l’accesso alla Cannabis Terapeutica da parte dei pazienti. Per comprendere meglio la situazione della Cannabis Medicinale campana, abbiamo anche intervistato un protagonista sul campo: il dottor Marco De Rosa, dell’Università Federico II di Napoli.
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