1. CANNABIS: È UN ALLERGENE?
Il polline, l’allergene più comune, è una polvere rilasciata da alberi, erbe ed erbe infestanti per fertilizzare i semi delle piante vicine.
La muffa, in modo un po’ diverso, è una spora che cresce su tronchi in decomposizione, foglie morte ed erbe. Sebbene esistano specie di muffe da clima secco, molti tipi di muffe prosperano in condizioni di umidità.
Prima di tutto, simili alle piante come l’ambrosia, i granuli di polline di cannabis sono molto vivaci, consentendo la distribuzione su molte miglia, il che può aumentare la loro efficacia come irritante.
Sebbene tipicamente prodotto solo da piante maschili, il polline può essere prodotto anche da femmine che esprimono fiori maschili ermafroditi.
Le allergie sono una reazione immunitaria eccessiva da parte del corpo che tenta di proteggere il sistema respiratorio dagli invasori esterni. Gli anticorpi prodotti dall’organismo riescono a tenere lontani gli invasori estranei percepiti, ma provocano anche i sintomi caratteristici delle risposte allergiche.
Sia polline che muffe sono allergeni associati alla cannabis; un gruppo di ricercatori in Belgio ha recentemente pubblicato un articolo intitolato “Allergeni emergenti: Cannabis”, in cui vengono profilati i sintomi allergici che la pianta può causare, come la rinite allergica (febbre da fieno), congiuntivite, eruzioni cutanee e sintomi asmatici; questo è stato riscontrato che possa avvenire con diversi metodi di somministrazione, sia se fumata, inalata con vaporizzatore o masticata. [1]
È importante distinguere tra sintomi legittimi di allergia alla cannabis e reazioni allergiche a sostanze presenti nella cannabis che in realtà non sono inerenti alla pianta, come le muffe. In parole povere, la cannabis può ammuffire se mal conservata e le persone con allergie alla muffa possono avere reazioni.
Alcune persone però potrebbero persino sperimentare reazioni sia alla pianta che alla muffa.
Per essere precisi, una vera allergia alla cannabis è una reazione a una sostanza specifica contenuta nella pianta di cannabis. In “Cannabis Sativa: the unconventional ‘weed’ allergen”, Ocampo e Rans forniscono un’eccellente revisione della letteratura esistente sull’argomento. [2] Descrivono come i rapporti nella letteratura medica abbiano descritto episodi di reazioni allergiche, ipersensibilità e persino anafilassi alla cannabis nelle sue varie forme.
È stata inoltre dimostrata la presenza di contaminazione fungina in diversi campioni di cannabis presenti sul mercato, cosa che occasionalmente è in grado di mettere i pazienti con un sistema immunitario sotto la media a rischio di malattie invasive. [3]
È stato persino descritto un caso di aspergillosi broncopolmonare allergica attribuita alla contaminazione fungina della fornitura di marijuana di un paziente. [4] Non suona bene, vero? Ci è voluto un ciclo di steroidi per porre rimedio alla situazione.
2. ALLERGIA STAGIONALE ALLA CANNABIS
È stato osservato che l’inalazione di polline di cannabis causa sintomi di rinite allergica, congiuntivite e asma. L’esposizione a polline o fumo ha provocato congestione nasale, rinite, starnuti, iniezione congiuntivale, prurito faringeo (prurito alla gola), tosse e dispnea (difficoltà respiratorie).
Sono stati descritti casi di irritazioni cutanee che si pensa siano associate al consumo di cannabis.
Il contatto con la pelle durante la manipolazione delle piante è stato associato a orticaria (prurito generalizzato) e angioedema periorbitale (gonfiore). È anche per questo motivo (l’altro è chiaramente mantenere l’igiene e l’ambiente sterile) che è sempre importante utilizzare calzari, guanti e camici quando ci si lavora a contatto, soprattutto in grandi serre o facilities.
È stata anche segnalata asma allergica innescata dall’esposizione stagionale e professionale alla cannabis.
Proprio come altre sostanze presenti nell’aria che possono scatenare reazioni allergiche (chi è un allergico conosce bene il polline in primavera), così la sensibilizzazione alla cannabis può essere influenzata dall’aerobiologia.
Le persone che vivono in aree in cui vengono coltivate grandi quantità di piante di cannabis possono essere particolarmente inclini a sperimentare reazioni allergiche al polline.
Ad oggi i terreni coltivati a canapa in Italia non sono così vasti e rimangono per la gran parte piccoli / medio-piccoli appezzamenti a conduzione semi-famigliare e perciò questo fenomeno non è particolarmente sentito o rilevante, ma non è necessariamente da ignorare.
Negli Stati Uniti, complici la legislazione e un mercato molto più libero e florido del nostro, vediamo già risultati diversi e possiamo fare tesoro di ciò che avviene lì.
Per esempio, in alcune regioni del Nebraska, dove la pianta cresce in abbondanza, uno studio ha esaminato la sensibilizzazione alla cannabis nella popolazione residente nell’area. [5]
Questo studio ha rilevato che il 61% dei 127 pazienti con congiuntivite allergica e/o sintomi di asma ha avuto una reazione positiva al test cutaneo del polline di cannabis.
La allergia in questo caso è caratterizzata da uno o più dei seguenti sintomi:
- congestione nasale
- prurito al naso
- starnuti
- occhi rossi
Il 73% dei pazienti selezionati casualmente in un sottogruppo sensibile alla cannabis ha riportato sintomi respiratori durante la stagione dell’impollinazione della cannabis.
3. SOVRAESPOSIZIONE ALLA CANNABIS E RISCHI ALLERGICI
Si può iniziare a diventare allergici a questa pianta a seguito di sovraesposizione?
Dal capitolo sopra abbiamo visto che è possibile per esempio durante i periodi di impollinazione.
È stata anche suggerita la sensibilizzazione associata al consumo di cannabis. [6]
Questo studio ha dimostrato una maggiore prevalenza di positività alla reazione al test cutaneo nei fumatori di cannabis (14,6%) e ancora di più in coloro che hanno segnalato un consumo frequente (18,2%) rispetto ai non fumatori (5%).
Per tutti gli aspiranti budtender là fuori, sono state dimostrate reazioni allergiche associate anche all’esposizione professionale alla Cannabis S.
Un coltivatore di Cannabis Medica, che in precedenza tollerava il consumo personale di marijuana ricreativa, ha sviluppato irritazioni cutanee a causa della manipolazione delle piante. [7]
Due lavoratori di un laboratorio forensico che non hanno consumano cannabis hanno notato sintomi nasali e respiratori dopo diversi anni di lavoro in un laboratorio (16 e 25 anni rispettivamente). [8] Un paziente ha avuto sintomi più pronunciati con la manipolazione della sinsemilla suggerendo il possibile ruolo allergenico del THC in questo caso.
Non solo, ma alcuni studi europei hanno studiato la potenziale reattività crociata tra cannabis e altre piante.
Gamboa et al hanno riferito di un caso di un fumatore di cannabis di 28 anni con sintomi allergici progressivi che ha continuato a sviluppare orticaria a buccia di pesca, sindrome da polline alimentare a diversi alimenti e anafilassi a pomodoro, pepe e fico. [9] Ebo et al hanno inoltre suggerito una reattività crociata allergica a frutta, verdura e noci e persino la possibilità di una “sindrome da cibo vegetale da cannabis”. [10]
Come abbiamo visto finora, il polline di cannabis può causare reazioni allergiche in diversi studi e le persone che mostrano sensibilità ad esso sono solitamente sensibili anche al polline di altre piante.
Tuttavia, questo non spiega i casi di allergia alla cannabis causati da piante femminili senza segni di ermafroditismo. In questi casi, la colpa è di qualcos’altro.
Gli scienziati hanno individuato una serie di possibili colpevoli: uno studio pubblicato nel 1971 ha suggerito i cannabinoidi come allergeni sulla base di reazioni positive al test cutaneo. [11] Come abbiamo già accennato, il THC è stato specificamente suggerito nel caso di un lavoratore di laboratorio forense che maneggiava varianti sinsemilla di cannabis sativa.
Più recentemente uno studio ha identificato lipid transfer proteins per la cannabis chiamate Can s 3. [12] Le LPT (Lipid Transfer Proteins) sono responsabili del trasferimento di lipidi e altri acidi grassi attraverso le membrane cellulari e sono spesso coinvolte nelle allergie da cibo. Ulteriori indagini dei ricercatori hanno supportato il potenziale del Can s 3 come uno dei principali allergeni nell’allergia alla cannabis. [13] ; [14]
Ulteriori studi hanno trovato LTP tramite immunoblotting, una tecnica analitica utilizzata per rilevare proteine specifiche, identificando potenziali allergeni tra cui una proteina chiamata RuBisCO. Altri allergeni meno dimostrati includevano adenosina trifosfato sintasi, fosfoglicerato chinasi e gliceralderide-3-fosfato deidrogenasi. [15]
Sebbene gran parte di questa terminologia possa sembrare impenetrabile ai profani, l’identificazione e la caratterizzazione degli allergeni della cannabis è cruciale per l’ulteriore comprensione della sensibilizzazione allergica specifica per questa specie di pianta.
4. COME VIENE FATTA UNA DIAGNOSI DI ALLERGIA ALLA CANNABIS?
Se pensi di avere un’allergia alla cannabis, qual è il tuo prossimo passo? Cosa occorre fare? Dove andare? È piuttosto semplice. Si prenota un appuntamento con un medico allergologo, ovviamente.
La valutazione delle allergie alla cannabis dipende in gran parte dai test cutanei.
Un prick test cutaneo può rilevare se una persona è sensibile a un allergene specifico. Se sensibile, per proteggere il corpo da una minaccia percepita, il sistema immunitario produce un tipo di anticorpo chiamato immunoglobulina E (IgE). Viene eseguito un esame del sangue IgE allergene-specifico per verificare se una persona è allergica a una particolare sostanza. Poiché gli anticorpi IgE sono unici per ciascun allergene, il controllo di varianti specifiche nel sangue può aiutare a determinare se è presente un’allergia. I test non sono invasivi e tendono a produrre risultati rapidi.
Un test cutaneo positivo per un particolare allergene non indica necessariamente che una persona sperimenterà una reazione causata da quell’allergene. Pertanto, gli operatori sanitari devono confrontare i risultati del test cutaneo con l’ora e il luogo dei sintomi di una persona per vedere se corrispondono.
Se i risultati dei prick test sono negativi, possono essere seguiti da test intradermici, che forniscono agli allergologi maggiori dettagli su cosa sta causando i sintomi.
Dopo entrambi i test, l’area della pelle viene osservata per circa 15 minuti per vedere se si sviluppa una reazione. La presenza di una protuberanza rossa pruriginosa e dell’arrossamento circostante indicano la presenza di un anticorpo allergico. Più grandi sono queste aree e maggiore è la sensibilità all’allergene.
Sebbene il test cutaneo possa sembrare semplice, deve essere eseguito da professionisti addestrati con una comprensione delle variabili e dei rischi della procedura di test. Gli estratti per i test vengono generalmente creati con germogli, foglie e fiori schiacciati della pianta di cannabis. Le differenze nel materiale di partenza e nelle tecniche di estrazione possono introdurre una variabilità significativa, mentre i contaminanti e gli additivi nell’allergene nativo possono offuscare la valutazione diagnostica.
Di conseguenza, senza opzioni di test diagnostici standardizzati affidabili e spesso scarsa correlazione tra test e vera allergia clinica, risulta invece fondamentale la storia del paziente per effettuare valutazioni.
5. È DISPONIBILE UNA TERAPIA PER LE ALLERGIE ALLA CANNABIS?
Il Dr. William Silvers, un allergologo del Colorado, ha pubblicato un editoriale nel febbraio 2016 discutendo di tre pazienti con sintomi indicativi di allergie alla marijuana.[16]
Egli ci fornisce una visione approfondita dell’esperienza pratica di un allergologo che si occupa di potenziali allergie alla cannabis in uno stato in cui la pianta è stata completamente legalizzata.
Uno dei suoi pazienti, un fumatore frequente di marijuana, ha sperimentato una congestione nasale che in seguito si è trasformata in una tosse cronica una volta che ha iniziato a lavorare come trimmer in un impianto di coltivazione di cannabis. Il trattamento con spray nasale e inalatore ha contribuito a ridurre i sintomi.
Un secondo paziente, senza alcuna precedente storia di asma o allergie, ha mostrato sintomi dopo l’esposizione alla cannabis quando ha iniziato a lavorare in una struttura di coltivazione e in un dispensario. Gli è stata diagnosticata l’asma esacerbata dall’esposizione alla marijuana con febbre da fieno, infiammazione agli occhi e sospetta dermatite da contatto con la cannabis.
Le raccomandazioni per la terapia includevano la riduzione al minimo della sua esposizione ambientale alla cannabis. Il paziente è notevolmente migliorato con un programma di farmaci antistaminici.
L’ultimo paziente, un forte consumatore di cannabis, è stato indirizzato da un medico del pronto soccorso con sospetta anafilassi dopo l’esposizione al fumo di cannabis. Ha ammesso di fumare un concentrato, una cera di cannabis estratta in CO2, che conteneva livelli di THC dal 60% al 70%. La cosa sconcertante però è stata che egli ha mostrato una mancanza di sensibilizzazione agli estratti di cannabis e anche i test sui pollini erano negativi.
Il concentrato di cera (detta wax) potrebbe aver contenuto un contaminante o un additivo a cui il paziente ha reagito.
Secondo l’opinione del dottor Silvers:
“Il numero relativamente basso di casi dalla legalizzazione della marijuana in Colorado suggerisce che la cannabis sativa è un lieve allergene, con un’esposizione significativa necessaria per provocare reazioni allergiche respiratorie e dermatologiche”.
Questa suona come una buona notizia per gli amanti della cannabis e, come dimostrato, è disponibile una terapia per chi soffre di allergie a seconda della gravità della reazione. Sfortunatamente per il consumatore di cannabis cronicamente allergico, come con altri allergeni, si consiglia di evitare il contatto.
Tuttavia, fattori come l’aerobiologia locale e l’esposizione per motivi professionali devono essere presi in considerazione.
Per coloro che hanno sintomi sembrerebbero esserci sicuramente una varietà di opzioni a disposizione.
Antistaminici, steroidi intranasali e decongestionanti nasali possono essere usati per trattare i sintomi della congiuntivite da rinite allergica. Se necessario, l’asma può essere trattata con beta agonisti o con un corticosteroide inalatorio.
Ci sono stati anche rari casi di immunoterapia in letteratura.
Un report ha dimostrato la desensitizzazione in due pazienti e il miglioramento è stato notato anche in una coorte di lavoratori della canapa che hanno ricevuto l’estratto di immunoterapia due volte a settimana per un anno. [17] ; [18]
6. ALLERGIA ALLA CANNABIS: LE CONCLUSIONI
Sebbene siano ancora relativamente rare, le allergie associate alla cannabis vengono segnalate con maggiore frequenza.
Sono state osservate reazioni allergiche gravi come anafilassi attribuita alla cannabis con sensitizzazione associata a pollinosi, consumo di cannabis, esposizione per ragioni di lavoro e potenziale reattività crociata delle piante.
Tuttavia, non c’è motivo di farsi prendere dal panico. È lecito aspettarsi che la segnalazione di allergie alla cannabis aumenti con la diffusione della liceità della cannabis.
Le allergie alla cannabis possono essere trattate più o meno allo stesso modo delle altre allergie, ma la mancanza di standardizzazione nei test ne limita ancora la convalida e l’ampia applicabilità dei test diagnostici. Sono ancora necessarie molte ricerche per definire più accuratamente gli allergeni, sviluppare un estratto standardizzato, stabilire la specificità diagnostica e chiarire le opzioni di trattamento per i pazienti.
Ovviamente vi riporteremo ogni aggiornamento del caso sul tema dell’allergia alla cannabis.