I dati scientifici ottenuti dalla ricerca sull’uso della cannabis in gravidanza contrastano la tesi sostenuta nel corso degli anni, caratterizzati da proibizionismo e cattiva informazione.
Purtroppo, la qualità dei dati ottenuti dagli studi in cui si sostiene che assumere cannabis in gravidanza sia dannoso, è scadente e le informazioni sono spesso confuse. Gli stessi autori ammettono che gli studi primari condotti su questa linea siano stati progettati male e che i risultati siano fuorvianti. Poiché non si è tenuto conto di fattori quali il consumo di alcol, tabacco e dell’assunzione di altri farmaci.
L’uso concomitante di cannabis e tabacco genera interpretazioni dei dati errati. Questo fenomeno si spiega perché sono le sostanze contenute nel tabacco ad essere teratogene e non la cannabis. Dunque l’attenzione andrebbe rivolta alle donne consumatrici di sigarette e al rischio che il fumo genera sulla gravidanza.
Una meta-analisi del 2016 pubblicata da Gunn et al. afferma che: “Non è stato possibile determinare un effetto della sola cannabis sul feto”. Infatti “non è noto se gli effetti trovati in questo lavoro siano correlati alla cannabis o siano un sottoprodotto dell’uso di alcol e tabacco”. L’analisi dei ricercatori non è stata in grado di dimostrare la tossicità sul feto attribuibile al consumo di cannabis, concludendo che “gli effetti della cannabis sugli esiti materni e fetali rimangono generalmente sconosciuti”.
Dall’esperienza clinica di un medico di famiglia e consulente per le nascite del Nord California, emerge che le madri usano la cannabis per contrastare la nausea e alleviare lo stress, o per il proprio stile di vita. La Dott.ssa Stacey Kerr evidenzia la questione di non aver mai notato complicazioni di gravidanze causate dall’uso di cannabis, contrariamente a quanto avviene per alcol e tabacco. Grazie alla sua esperienza clinica, la Dottoressa afferma che un uso consapevole mirato a sfruttare le proprietà mediche della cannabis, è relativamente sicuro per lo sviluppo del feto.
Secondo un rapporto sugli “Effetti della cannabis sulla salute”, stilato da un comitato di scienziati, l’esposizione prenatale, perinatale e neonatale alla cannabis provoca un minor peso del neonato. Questo è l’unico fattore di rischio comprovato statisticamente che correla il fumo di cannabis alla gravidanza.
Vi sono prove limitate per complicazioni della gravidanza e ricoveri in terapia intensiva neonatale e prove insufficienti su valutazioni future di vita del bambino, come lo scarso rendimento scolastico e la predisposizione al consumo di sostanze di abuso.
Premesso che non bisogna abusare di nessuna sostanza, l’uso consapevole di cannabis (ancora meglio sotto controllo medico) per scopi terapeutici è consentito alle mamme in gravidanza.
Si consiglia l’inalazione tramite vaporizzazione (per evitare il tabacco e i danni della combustione), o meglio l’uso orale tramite oli, resine e capsule. Conoscendo la farmacocinetica, possiamo affermare che la via orale è la miglior via di somministrazione, in quanto è minimizzata la possibilità di penetrazione dei cannabinoidi nella placenta.
Tutti i medici, compresi i ginecologi, devono possedere nel loro bagaglio culturale questo tipo di conoscenze, prima di evitare e allontanare questo argomento con le proprie pazienti. Studiare la fisiologia del Sistema Endocannabinoide può essere un ottimo punto di partenza. Se questo argomento ti appassiona leggi l’articolo sul Sistema Endocannabinoide e il sesso.
Il rapporto medico-paziente come sempre è determinante per il successo delle terapie e in questo caso della gravidanza. Per approfondire la conoscenza medica sulle applicazioni della cannabis visitate il corso Cannabis Medica Clinica >>
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