Un profilo terpenico ottimizzato per un nuovo olio di cannabis

Quando si utilizza cannabis a scopo terapeutico, tra le vie di somministrazione maggiormente adottate sia dai pazienti che dai medici c’è quella orale, soprattutto mediante oleoliti. L’olio permette infatti una maggiore riproducibilità sia del contenuto in principi attivi che degli effetti desiderati. Ciò a patto che il processo di estrazione dell’olio sia anch’esso riproducibile e quindi standardizzato.

Per migliorare la standardizzazione del processo produttivo, recentemente è stato pubblicato un interessante studio analitico riguardante un nuovo metodo di estrazione per gli olii di cannabis. L’innovativo metodo di estrazione, oltre a fornire un processo altamente riproducibile, permette di ottenere un prodotto dal profilo terpenico ottimizzato.

Ce ne parla il dottor Tommaso Pelagatti, responsabile del laboratorio della Farmacia Tili (Erba, provincia di Como) e del settore ricerca e sviluppo, membro del consiglio direttivo dell’Associazione Scientifica dei Farmacisti Italiani (ASFI).

INDICE

1. PERCHÉ L’OLIO DI CANNABIS?

La scelta di utilizzare un olio come forma farmaceutica rispetto ad altre forme deriva da considerazioni farmacocinetiche: l’utilizzo dell’olio non induce un picco di concentrazione plasmatica del farmaco, bensì un’emivita decisamente più lunga rispetto, ad esempio, all’utilizzo di cartine somministrate tramite vaporizzatore. 

Di conseguenza, attraverso due somministrazioni giornaliere della forma oleosa, si permette al paziente di ottenere un effetto terapeutico che copra un periodo di tempo più lungo rispetto ad altre vie di somministrazione. Inoltre, l’assenza di un picco di concentrazione plasmatica permette sia di modulare la terapia con minor effetti collaterali dovuti all’eccesso di tetraidrocannabinolo (THC), sia lo sfruttamento di tutto il fitocomplesso per quei pazienti che utilizzato la terapia proprio con lo scopo di beneficiare non solo dell’azione dei cannabinoidi, ma anche delle altre molecole fondamentali che lo compongono, quali terpeni e flavonoidi. 

L’olio rappresenta oltretutto una terapia altamente standardizzata. Infatti, il suo processo produttivo risulta standardizzato, al contrario dell’utilizzo di cartine, altra forma farmaceutica ampiamente sfruttata per la somministrazione della terapia. Quest’ultima via di somministrazione, però, sfugge al controllo del professionista prescrittore o di colui che allestisce il farmaco, poiché la gestione del prodotto è affidata completamente al paziente che non sempre utilizza strumenti certificati e standardizzati per la sua somministrazione o semplicemente per la corretta conservazione del prodotto.

2. UNA RICERCA TUTTA ITALIANA

Un team di eccellenze è quello che ha preso parte a questo progetto di ricerca. [1] Si tratta di professionisti che operano in settori differenti, ma che condividono l’obiettivo comune di approfondire la ricerca scientifica riguardo la cannabis medicinale. 

Tra questi troviamo il farmacista dott. Roberto Spampatti, titolare della Farmacia Tili e del suo laboratorio galenico, uno dei punti di riferimento per i pazienti in terapia con cannabis medica in Italia. 

C’è anche il dott. Fabio Firenzuoli, Fondatore e direttore del Centro di Riferimento Regionale di Fitoterapia (CERFIT) della Toscana, direttore dell’Unità Operativa di Medicina Naturale all’Ospedale di Careggi, docente e coordinatore scientifico del master in “Fitoterapia generale e clinica” presso l’Università di Firenze; con le sue più strette collaboratrici le dottoresse Valentina Maggini ed Eugenia Gallo, hanno avuto modo di affrontare le tematiche legate all’utilizzo di cannabis terapeutica in clinica, studiando approfonditamente lo straordinario fitocomplesso di questa pianta medicinale. [2]

Fanno poi parte del progetto anche un nutrito numero di medici prescrittori, tra cui il dott. Lorenzo Calvi, esperto in terapia del dolore, etnofarmacologia e titolare depositario di uno dei più utilizzati metodi di estrazioni per le preparazioni oleose a base di cannabis terapeutica, oltre ad essere un importante punto di riferimento nella divulgazione scientifica in questo campo e stretto collaboratore di Cannabiscienza; [3] il dottor Flavio Squillante, professionista estremamente legato alle cure naturali e all’utilizzo di piante terapeutiche; il dottor Carlo Privitera, CEO del progetto MediCOmm, nato con l’intento di creare un nuovo sistema sanitario ad alta efficienza basato su uno stretto legame tra medico e paziente e anch’egli già collaboratore di Cannabiscienza.

3. LO STUDIO

Il desiderio di sperimentare e mettere a punto un nuovo processo di estrazione nasce dalla necessità di fornire ai pazienti un medicinale di qualità, con caratteristiche sempre più riproducibili. 

Il nuovo metodo di estrazione ha lo scopo di modernizzare il processo produttivo delle preparazioni oleose a base di cannabis.

Questo perché alcuni metodi di estrazione finora utilizzati provocano un elevato “stress” al fitocomplesso, sottoponendo le infiorescenze ad alte temperature per tempi prolungati sia in fase di decarbossilazione sia in fase di estrazione.

Il nuovo metodo CERFIT, invece, alterna intervalli di riscaldamento con intervalli di raffreddamento preservando le caratteristiche del fitocomplesso e ottenendo un profilo terpenico più stabile possibile. [1]

Nello specifico, il metodo CERFIT prevede una decarbossilazione controllata a intervalli regolari di riscaldamento e raffreddamento, riuscendo in questo modo a ridurre al minimo lo stress termico a cui viene sottoposta la Cannabis Medica. Successivamente, l’estrazione viene eseguita con un sonicatore a sonda, posto direttamente all’interno di un beker contenente le infiorescenze di cannabis in olio di trigliceridi a catena media (MCT). Tutto il processo viene effettuato in un bagno di acqua refrigerata.

Confrontando i diversi metodi di estrazione da un punto di vista analitico, è stato dimostrato che attraverso il nuovo metodo CERFIT il profilo terpenico dei preparati a base di cannabis è risultato migliorato rispetto ai precedenti processi:

La tendenza all’aumento della concentrazione delle molecole farmacologicamente attive, ottenuta grazie a questo nuovo metodo di estrazione, potrebbe migliorare il cosiddetto “effetto entourage” della cannabis.  Grazie a questo effetto, si ritiene che il potere del fitocomplesso cannabico sia maggiore rispetto alla somma dei singoli componenti (cannabinoiditerpeniflavonoidi ecc.…). Ciò perché queste molecole hanno tra di loro un effetto sinergico, una maggior efficacia d’azione e una tossicità significativamente più bassa.

Inoltre, nella messa a punto della nuova metodologia di estrazione, si è inaspettatamente giunti ad un altro importante traguardo che getta le basi per preparati a base di cannabis sempre più stabili e di qualità. Infatti, la composizione degli estratti ottenuti con il metodo CERFIT era priva di terpeni ossigenati, ovvero prodotti di degradazione terpenica identificati come marker di invecchiamento.

4. LE CONCLUSIONI

La presenza di un team multidisciplinare nella messa a punto di questo progetto, come in altri campi complementari, si è rivelata una scelta vincente per l’ottenimento di risultati più completi e accurati.

In particolare, la collaborazione tra medici, farmacisti ed esperti del mondo fitoterapico ha portato a risultati molto più completi su più punti di vista, sia nell’ambito chimico, farmaceutico che clinico.

Lo studio in questione e il piano di collaborazione che continua ad esistere tra i professionisti citati rappresenta un progetto molto ambizioso; infatti, il futuro del metodo CERFIT si auspica possa essere utilizzato nella sperimentazione clinica. Solo così sarà possibile verificare se alla comprovata ottimizzazione della metodologia di estrazione corrisponda una maggior efficacia del farmaco galenico. 

Lo straordinario fitocomplesso della cannabis apre a moltissimi scenari futuri fatti di studi e collaborazioni che solo con una accurata rete di corretta comunicazione potranno portare un vento di innovazione e speranza in questo campo. Noi di Cannabiscienza non possiamo che essere d’accordo con queste parole. D’altronde tempora mutantur, nos et mutamur in illis.

Referenze

  1. Maggini V, Calvi L, Pelagatti T, Gallo ER, Civati C, Privitera C, Squillante F, Maniglia P, Di Candia D, Spampatti R, Firenzuoli F.
    An Optimized Terpene Profile for a New Medical Cannabis Oil.
    Pharmaceutics. 2022 Jan 27;14(2):298. doi: 10.3390/pharmaceutics14020298. PMID: 35214031; PMCID: PMC8879232.[][]
  2. Bettiol A, Lombardi N, Crescioli G, Maggini V, Gallo E, Mugelli A, Firenzuoli F, Baronti R, Vannacci A.
    Galenic Preparations of Therapeutic Cannabis sativa Differ in Cannabinoids Concentration: A Quantitative Analysis of Variability and Possible Clinical Implications.
    Front Pharmacol. 2019 Jan 17;9:1543. doi: 10.3389/fphar.2018.01543. PMID: 30705629; PMCID: PMC6344428.[]
  3. Calvi L, Pentimalli D, Panseri S, Giupponi L, Gelmini F, Beretta G, Vitali D, Bruno M, Zilio E, Pavlovic R, Giorgi A.
    Comprehensive quality evaluation of medical Cannabis sativa L. inflorescence and macerated oils based on HS-SPME coupled to GC-MS and LC-HRMS (q-exactive orbitrap®) approach.
    J Pharm Biomed Anal. 2018 Feb 20;150:208-219. doi: 10.1016/j.jpba.2017.11.073. Epub 2017 Dec 22. PMID: 29247961[]

ORIENTAMENTO FORMATIVO

In 2 giorni lavorativi un informatore scientifico ti
contatterà per indirizzarti al percorso formativo più consono.

Forniscici i tuoi recapiti.


CON IL PATROCINIO DI
Autore
Fabio Turco
Neurogastrocannabinologo - Chimico Farmaceutico

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *