3. Separare gli effetti terapeutici del THC da quelli collaterali
In alcuni casi, almeno potenzialmente, è possibile separare l’effetto terapeutico della Cannabis e del THC da quelli indesiderati.
Questa è la conclusione a cui è giunto un recente studio pubblicato sulla celebre rivista Neuron, dal titolo Subcellular specificity of cannabinoid effects in striatonigral circuits.
Questo lavoro di ricerca è stato diretto da Giovanni Marsicano e Luigi Bellocchio, ricercatori italiani del centro di ricereche neuroscientifiche di Bordeaux, il «Neurocentro Magedie». Per il successo di questo lavoro, i due ricercatori hanno collaborato con l’Istituto di Malattie Neurodegenerative di Bordeaux e anche con l’Università di Bilbao in Spagna e l’Università di Calgary in Canada.
Lo studio è stato effettuato su animali da laboratorio, combinando approcci genetici, farmacologici, biochimici, elettrofisiologici, di imaging e comportamentali.
I ricercatori hanno dimostrato che l’attivazione dei recettori CB1 in diverse sedi subcellulari, nello stesso circuito neuronale, può determinare comportamenti distinti.
I recettori CB1 del percorso striatale diretto sono infatti responsabili dell’azione multimodale del THC che, agendo su questo circuito neuronale, induce sia catalessi che un effetto anti-nocicettivo (utile in caso di dolore). Il primo effetto dipende dall’interazione del THC con i recettori CB1 mitocondriali, mentre l’effetto anti-nocicettivo è indotto dalla stimolazione dei CB1 di membrana.
Così, agendo su diverse vie di segnalazione subcellulare negli stessi neuroni, i ricercatori sono stati in grado di dissociare l’effetto analgesico dalla catalessi, indotta da un’iniezione acuta di THC o di altri cannabinoidi sintetici.