4. La filiera agricola della Cannabis Sativa L.
Dal 2016 la legge agricola 242 sulla Cannabis Sativa L. conosciuta come canapa industriale, ha incentivato diverse aziende italiane ad investire sulla coltivazione e trasformazione di questa pianta. In particolare si è sviluppata la coltivazione per la produzione di infiorescenze a basso tenore di THC (tra lo 0,2 e lo 0,6%), comunemente chiamata cannabis light, con alto contenuto di CBD e CBG.
In questo scenario, non ben normato, si è inserito il Ministero della Salute con delle interpretazioni restrittive sulla coltivazione di cannabis per la produzione di infiorescenze, regolamentate dalla legge sugli stupefacenti 309/90. Infatti, sul sito del ministero è possibile trovare una sezione dedicata alle autorizzazioni per la coltivazione di Cannabis Sativa L. per la produzione di CBD medicinale, da conferire ad officine farmaceutiche autorizzate alla trasformazione del principio attivo e piante medicinali. Una più libera interpretazione potrebbe inquadrare il settore in due direzioni: produttori di infiorescenze con CBD solo per il settore farmaceutico, e imprenditori agricoli che continuano a coltivare per soddisfare le numerose richieste che provengono dai tanti consumatori della cannabis light e derivati.
Come è già capitato in passato, quando il Ministero cerca di regolamentare il settore della cannabis, medicinale o industriale, crea più confusione di quella attuale. Il risultato è aumentare le difficoltà d’impresa nel settore, di accesso alla Cannabis Medica per i pazienti e per i consumatori in generale. Tutto il mondo sta volando letteralmente verso la direzione della legalizzazione della cannabis tout court, augurandoci che il lavoro di interlocuzione che tutto il settore della cannabis italiano sta portando avanti con le istituzioni, possa produrre risultati concreti e risolutivi.