3. Lavori con la cannabis dal ’94, un periodo in cui l’industria era ancora allo stadio embrionale.
Con quali altri scienziati e professionisti riuscivi a confrontarti su questo argomento allora?
Nel 1980 o 81, ero studente universitario e feci per la prima volta visita al quartier generale dell’Istituto Sperimentale per le Colture Industriali, ora CREA-CI, allora diretto dal Prof. Bruno Casarini. In quell’occasione incontrai il Dr. Domenico Allavena, l’ultimo ricercatore che lavorò nel contesto del Consorzio Produttori Canapa e che ottenne le famose varietà Fibranova e Carmagnola Selezionata. Era una persona che si distingueva per gentilezza e professionalità.
Purtroppo il settore canapa era già stato chiuso qualche anno prima e così egli venne assorbito nei ranghi della Regione Emilia Romagna e ricordo che si occupava di traduzioni dal francese di lavori scientifici. Aveva ancora l’ufficio all’interno dello stesso Istituto dove erano ancora utilizzati gli strumenti usati per la selezione della canapa per incrementare il contenuto di fibra e di conseguenza l’applicazione del metodo Bredemann (autoclave e altro). Strumenti che in seguito ereditai ed usai a Rovigo.
Poi ho avuto modo di collaborare con il Dr. Paolo Ranalli che diresse lo stesso istituto e si occupò, a partire dal 1995 di canapa nell’ambito dei progetti finanziati dal Ministero dell’Agricoltura del tempo. Ho incontrato Etienne De Meijer e dato che collaborava costantemente con il mio collega Dr. Mandolino, ebbi modo di scambiare con lui, in diverse occasioni, appassionanti pareri e propositi per le nostre future attività. Lui poi arrivò alle vette del breeding della cannabis, senza perdere di vista la sincerità e la modestia che lo ha sempre distinto.
Mi sono confrontato con Mahmoud A. ElSohly ed ebbi l’opportunità di fargli vista nel suo centro all’Università di Oxford nel Mississippi. È mia convinzione che più una persona è intelligente e più è disponibile, paziente e generosa. Credo di poter dire, senza essere smentito, che siamo amici anche a livello personale, mentre a livello professionale lui è alle massime vette. Come è tra gli eletti alla conoscenza e specializzazione della fitochimica e studio della canapa uno dei più grandi amici e prima di tutto grande scienziato, cioè il prof. Giovanni Battista Appendino. Se vale la regola del più una persona è intelligente e più è gentile, disponibile ed educata, allora Giovanni è un genio e lo dimostra anche la mole dei lavori che PubMed elenca (più di 300). Con lui è stato possibile dare un nome ad alcuni nuovi cannabinoidi che io introducevo nelle varietà che ho fatto: Ermes, Carma, Ermo, Codimono, Carmaleonte, CINRO, CINBOL, Ermonola e CINFE.
Ho incontrato e ospitato per alcuni giorni a Bologna il Dr. Viacheslav Virovets, altro ricercatore che ricordo con tanta simpatia ed ammirazione. Sono sue le varianti USO. Una migliore dell’altra, fino ad arrivare alla USO 31. Ultimamente ho avuto l’occasione di confrontarmi con il neurologo e ricercatore della cannabis Dr. Ethan Russo ed anche lui conferma la regola della correlazione tra intelligenza, disponibilità e simpatia. Sono sicuramente una persona fortuna e grazie al mio lavoro ho incontrato molte persone e personalità, come il famoso Prof. Raphael Mechoulam, ma temo che lui non si ricordi di me (non certo perché difetti di memoria, ma perché non abbiamo approfondito la nostra conoscenza).
Mi preme però anche ricordare che ho incontrato e ricevuto molto (non parlo ovviamente di pecunia, di questo non si può scrivere), anche da persone di altra estrazione come Stefan Meyer (ex direttore della Phytoplant Research, ndr), Scott Blekey (anche noto come Shantibaba, ndr) , Franco Loja (lo StrainHunter che ha lasciato un grande vuoto con la sua morte prematura, ndr), David Watson e Robert Clarke, ( della fu Hortapharm, ma ormai quasi figure mitologiche, ndr) , Franco Casalone (coltivatore e attivista, ndr) e chi più e chi meno ha lasciato un segno che ancora ben ricordo, ma che per il mio ruolo che avevo (ora sono pensionato e non ho padroni) non potevo coltivare.
Non voglio dimenticare di ricordare i colleghi di lavoro e tra questi svetta certamente il Dr. Gianmaria Magagnini, senza il quale non avrei portato avanti molto di quanto abbiamo fatto in questi ultimi 10 anni.