2.3 Nausea e vomito (effetto anticinetosico ed antiemetico della chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV)
Tra i primi benefici medicinali riconosciuti della Cannabis si riscontra l’utilità nel contrastare nausea e vomito.
Il THC agisce con efficacia contro la nausea ed il vomito di pazienti sottoposti a chemioterapici.
Il CBD invece produce effetti bifasici (quando in forma isolata): a bassi dosaggi sopprime il riflesso del vomito indotto dai chemioterapici e radioterapia, ma ad alti dosaggi non apporta effetti benefici e può aggravare la condizione. ; ;
Quando testati in formulazione combinata, il THC e il CBD (ad es. nella miscela spray Sativex), riducono l’incidenza di nausea e vomito in pazienti sottoposti a chemioterapia rispetto a coloro che hanno utilizzato un placebo (come dimostrato da uno studio clinico condotto in doppio cieco).
Altri fitocannabinoidi non psicotropi come il CBDA, THCA, THCV, CBDV e CBG risultano inoltre altamente efficaci nel produrre simili effetti antiemetici.
2.4 Appetito e regolazione del peso (stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa)
La capacità dei preparati a base di Cannabis di stimolare l’appetito, soprattutto di cibi palatabili, è stata documentata fin dal lontano 300 AC.
L’azione iperfagica del THC (e del suo prodotto di degradazione Cannabinolo o CBN) è mediata dalla stimolazione dei recettori cannabinoidi CB1, che promuovono l’assimilazione calorica amplificando il piacere del cibo, e si palesa nella diminuzione del tempo di intervallo per iniziare un nuovo pasto.
In altre parole, i fitocannabinoidi, stimolando i recettori cannabinoidi CB1 vanno a generare una serie di cambiamenti biochimici all’interno dei nostri corpi che ci portano a ricordare quanto stiamo bene quando mangiamo e, quindi, quanto sarebbe interessante non aspettare fino al prossimo pasto, e fare uno snack prima.
La stimolazione dell’appetito per fini terapeutici utilizzando THC e Cannabis è stata studiata per molti decenni, soprattutto in relazione alla cachessia associata al cancro, alla sindrome immunodeficiente acquisita (AIDS) e all’anoressia nervosa.
Cachessia è un termine che deriva dal Greco “kakos” (male) e “hexis” (condizione), e descrive la perdita progressiva di tessuto adiposo e massa corporale in seguito a numerose patologie croniche debilitanti.
L’anoressia è invece la perdita del desiderio di alimentarsi nonostante una deprivazione calorica, e, a differenza dall’anoressia nervosa, è frequentemente osservata con pazienti di malattie croniche in stati avanzati.
E’ anche possibile che i pazienti possano perdere il piacere o l’interesse per il cibo a causa di cambiamenti nella percezione del sapore generato dalla chemioterapia, o tramite l’acquisizione di avversioni a gusti in seguito a nausea o vomito accompagnato da una serie di trattamenti radicali. ;
La debilitazione negli anziani è accompagnata da una diminuzione della percezione del sapore e dell’odorato.
Le preparazioni a base di cannabinoidi stimolano l’appetito aumentando l’attrattiva verso il piacere del cibo, o riducendo gli effetti negativi sulle abitudini alimentari causati da altri interventi terapeutici.
Per approfondire la conversazione sulla regolazione della fame edonistica, puoi consultare l’articolo a firma del dr. Turco, neurogastroenterologo: “Il Sistema Endocannabinoide nel tratto Gastrointestinale”
Il THCV e il CBD, al contrario, avendo un effetto opposto sui recettori CB1, diminuiscono il consumo di cibo.
Per trattare la cachessia o l’anoressia i preparati che contengono sia CBD che THC, dovrebbero quindi mantenere una proporzione maggiore di THC per permettere l’attivazione dei recettori CB1 (e non 1:1, come Sativex).
Nel caso dell’anoressia nervosa si ipotizza che il Sistema Endocannabinoide sia sregolato e che una combinazione con il CBD possa aiutare a diminuire l’ansia associata al consumo di cibo in sé.
2.5 Pressione intraoculare (effetto ipotensivo nel glaucoma)
Già nel 1971 fu riportata una diminuzione del 25-30% della pressione intra-oculare dovuta al fumare Cannabis , confermata da altri studi proprio su pazienti di glaucoma. Inoltre, numerosi studi hanno documentato le proprietà neuroprotettive dei cannabinoidi nella retina.
Per minimizzare gli effetti sistemici e possibili effetti collaterali e massimizzare la dose nel sito di azione, la somministrazione topica nell’occhio sarebbe ideale per questo tipo di patologia. Per ottenere questo tipo di preparati, microemulsioni e ciclodestrine migliorano la penetrazione corneale dei cannabinoidi, che è uno degli ostacoli maggiori (essendo molecole lipofilliche, con difficoltà ad oltrepassare la pellicola lacrimale idrofila).
Leggi di più: Collirio al Cannabidiolo (CBD): una nuova frontiera per il dolore oculare
2.6 Movimenti involontari del corpo e facciali (nella sindrome di Gilles de la Tourette)
E’ stato dimostrato che dosi orali di Dronabinol (THC sintetico) in pazienti con Gilles de la Tourette, su un periodo di 6 settimane, riducono la frequenza dei tic. Questi risultati sono stati confermati da un altro studio clinico più recente.
3. CM nelle Regioni Italiane
La Cannabis può essere rimborsata, ma nonostante il decreto DM 9/11/2015 precedentemente citato, le patologie per le quali è riconosciuta la rimborsabilità variano per ogni regione che legifera autonomamente su patologie, forme farmaceutiche e a volte modalità di prescrizione.
Per una visione completa e approfondita di questo argomento, leggi “Come ottenere la Cannabis Terapeutica?” a firma del dr. Marco Ternelli.
4. Cannabis e patologie neurodegenerative
Le presenti conoscenze scientifiche supportano l’utilizzo dei fitocannabinoidi per il trattamento di neurodegenerazioni sia acute che croniche.
Ischemia cerebrale e traumi cranici sono le due cause principali delle neurodegenerazioni acute per le quali la Cannabis medicinale sembra apportare beneficio, così come per cinque tipi di neurodegenerazioni croniche: Sclerosi Multipla (MS), Malattia di Alzheimer (AD), Malattia di Parkinson (PD), Malattia di Huntington (HD) e Sclerosi Laterale Amiotrofica (ALS), per le quali vi sono, oltre agli studi di laboratorio, anche dati derivanti dall’utilizzo clinico.
Robuste evidenze scientifiche dimostrano gli effetti neuroprotettivi dei fitocannabinoidi. Vi sono numerosi studi clinici che indicano gli effetti citoprotettivi dei cannabinoidi non solo sui neuroni, ma anche sulla glia, e contro diverse tipologie di traumi.
Gli effetti neuroprotettivi equivalgono a quelli dei medicinali anticitotossici (come gli antagonisti del recettore glutammato), bloccanti dei canali del calcio (nimodipina), antiossidanti (co-enzima Q10), anti-infiammatori (minociclina) o altre terapie farmacologiche neuroprotettive usate in trattamenti individuali.
I fitocannabinoidi combinano tutte queste proprietà e ciò rappresenta un aspetto importante per le patologie neurodegenerative, ove il danno neuronale è la conseguenza della combinazione progressiva di diversi eventi citotossici: degenerazione mitocondriale, infiammazione e stress ossidativo.
5. Cannabis ed epilessia
L’utilizzo della pianta di Cannabis per controllare gli attacchi epilettici è uno degli usi più antichi di questa pianta. La prima pubblicazione scientifica a riguardo per il mondo Occidentale venne scritta da William O’Shaughnessy’s nel 1840 e dimostra l’utilizzo di tintura di canapa per trattare gli attacchi epilettici di un infante.
Nel 1890 il medico personale della Regina Vittoria, il Dr. J.R. Reynolds descrisse la Cannabis come:
“l’agente più utile che io conosca per trattare attacchi di violenti convulsioni”.
Dr. J.R. Reynolds (1890), medico personale della Regina Vittoria
Dal 1967 si raccolgono numerosi report medici sull’utilizzo di questa pianta nell’epilessia, ove pazienti sono riusciti ad abolire tutti gli attacchi di epilessia petit mal e grand mal precedentemente resistente agli anticonvulsivi.
La diversità molecolare ed eziologica alla base delle varie forme di epilessia, le comorbidità individuali, la variabilità della composizione della Cannabis utilizzata, le differenze nei metodi di somministrazione, e possibile utilizzo concomitante di droghe prescritte o illecite ostacolano conclusioni cliniche definitive.
Il CBD è sicuramente una molecola anticonvulsivante più affidabile del THC, ed esibisce effetti benefici clinici rilevanti in bambini epilettici resistenti ai classici farmaci anti-epilettici. Inoltre, in contrasto agli anti-epilettici tradizionali, il CBD è meglio tollerato nei soggetti pediatrici e non induce effetti collaterali motori o neurotossici.
Epidiolex è uno sciroppo di CBD formulato dalla casa farmaceutica GW Pharmaceuticals ed approvato recentemente per la Sindrome di Dravet e la Lennox-Gastaut (forme di epilessia molto aggressive nei bambini ed adolescenti). ;
Il CBDV, il THCV e il THCA, fitocannabinoidi minori, sembrerebbero offrire ancor più efficacia del CBD come anticonvulsivanti, anche se al momento non esistono studi clinici che abbiano messo in diretta comparazione questi fitocannabinoidi.
6. Cannabis e patologie degli occhi
Lo stress ossidativo (i cosiddetti radicali liberi) e l’infiammazione sono due maggiori fattori detrimentali nelle malattie della vista che includono il glaucoma, retinopatia diabetica, degenerazione maculare e l’uveoretinite.
Nelle prime 3 si considera lo stress ossidativo la causa scatenante, mentre le risposte infiammatorie sono secondarie al danno ossidativo e contribuiscono ad aumentare la morte neuronale; la uveoretinite, invece, è una malattia dominata dall’infiammazione.
I cannabinoidi grazie ai loro effetti antiossidanti e anti-infiammatori e alle loro proprietà neuroprotettive sembrerebbero un interessante strumento per combattere queste patologie.
Il CBD in particolare potrebbe fornire la base per sviluppare dei medicinali in grado di contrastare queste degenerazioni che mettono a rischio la vista.
7. Cannabis nella dermatologia
Nonostante non siano ancora stati condotti studi clinici direttamente sulla psoriasi, gli effetti antiproliferativi dei cannabinoidi e dell’Anandamide sui cheratinociti (cellule della pelle) suggeriscono che il Sistema Endocannabinoide sia coinvolto nell’eziologia della psoriasi.
I fitocannabinoidi come il THC, il CBN, CBD e CBG inibiscono la crescita di una linea celluare di cheratinociti umani in iperproliferazione (proprio come nel caso della psoriasi).
Altri studi hanno confermato la capacità dei fitocannabinoidi di inibire la proliferazione epidermica delle cellule della pelle.
Per quanto riguarda il melanoma studi del 2006 hanno rivelato che gli attivatori dei recettori cannabinoidi diminuiscono la crescita, proliferazione, angiogenesi e metastasi del melanoma umano sia in vitro che in vivo, rivelando potenziali effetti benefici del Sistema Endocannabinoide in questo tipo di cancro.
Infine, l’applicazione topica di Adelmidrol, un analogo della PEA (endocannabinoide), ha dimostrato efficacia nel trattare la dermatite atopica, diminuendo l’attivazione dei mastociti e i correlati effetti infiammatori.
Per approfondire questo argomento invitiamo alla lettura di: “Malattie dermatologiche e Sistema Endocannabinoide: un nuovo potenziale bersaglio”
8. Cannabis e patologie cardiovascolari
Si è ormai accumulata sufficiente evidenza scientifica da studi preclinici per sostenere che i fitocannabinoidi potrebbero esercitare effetti benefici nelle malattie cardiovascolari, metaboliche e nelle malattie di fegato e reni.
In particolare modo il Cannabidiolo (CBD) risulterebbe benefico per proteggere dai danni causati dall’ischemia del miocardio, infarti, aritmie cardiache, ictus neonatale ed ad aiutare il recupero delle funzioni cognitive in seguito a questi traumi o in seguito ad ipossia neonatale. ;
Per un approfondimento su questo utilizzo della Cannabis si consiglia la lettura di “Cannabis e malattie cardiovascolari: cosa c’è da sapere”
9. Cannabis & patologie metaboliche
Un vasto corpo di evidenze, sia precliniche che cliniche, suggerisce che, tra gli altri, l’attivazione dei recettori CB1 contribuisce allo sviluppo del diabete e delle sue principali complicazioni; l’uso di cannabinoidi che attivano i recettori CB1 (come il THC) andrebbe pesato con molta attenzione in pazienti diabetici e nelle complicazioni del diabete, incluso il dolore neuropatico derivante dal diabete.
In contrasto, il CBD sembra dimostrare un ottimo potenziale terapeutico per queste patologie.
Il CBD è stato studiato nel diabete di tipo I, dimostrando di ridurre l’incidenza dell’insorgere del diabete autoimmune. Inoltre, il CBD somministrato dopo l’insorgere dei sintomi iniziali del diabete ereditario arresta la progressione della malattia in topi non obesi.
I ricercatori hanno inoltre dimostrato che in un modello di diabete di tipo II, (indotto negli animali con una dieta ad alto contenuto di grassi), tutti i topi di controllo sviluppano il diabete in una media di 17 settimane, mentre la maggior parte dei topi trattati con il CBD rimane libera dal diabete fino alla 26esima settimana; e questi risultati coincidono con una minore infiammazione nelle isole pancreatiche che producono l’insulina ed un peso totale inferiore rispetto ai propri cugini roditori non trattati.
La tetraidrocannabivarina (THCV), un componente della Cannabis, bloccando i recettori CB1 causa ipofagia mentre attiva i recettori CB2, considerati protettivi per l’obesità e le patologie metaboliche. Si è infatti dimostrato che il THCV produce un aumento della spesa energetica dell’organismo mentre riduce l’intolleranza al glucosio e migliora la sensitività all’insulina.
Anche il THC dimostra di attenuare la severità della risposta immunitaria e della glicemia nel diabete di tipo I (negli animali). ;
Similmente, un’ esposizione continuativa al THC porta negli animali ad una diminuzione del peso, minore assunzione di cibo, e riduzione delle riserve di grasso (durante il periodo di esposizione al farmaco). Parallelamente, i dati raccolti trasversalmente negli umani per 6 anni al National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) indicano che l’uso di Cannabis è associato ad una prevalenza minore di Diabete Mellito rispetto alla popolazione non consumatrice.
Alla luce della dimostrata capacità della Cannabis (utilizzata in acuto) di indurre resistenza all’insulina, presi insieme i dati sopracitati potrebbero riflettere la desensitizzazione periferica dei recettori CB1 derivante dall’uso cronico di Cannabis. Un simile meccanismo potrebbe contribuire alla minore prevalenza di obesi tra gli utilizzatori di Cannabis, rispetto i non-utilizzatori, un effetto che si riscontra anche dopo aver aggiustato i dati statistici per l’utilizzo di tabacco, genere, età e familiarità ereditaria.
10. Cannabis e patologie gastroinfiammatorie
I cannabinoidi diminuiscono la secrezione di acidi gastrici negli animali tramite l’attivazione dei recettori CB1. Tale attivazione risulta inoltre protettiva in modelli animali di ulcere gastriche indotte dall’aspirina e dallo stress. ;
Il THC produce una riduzione marcata delle ulcere gastriche, senza modificare la produzione quiescente di acido negli animali, ma soltanto quella indotta dall’istamina (patologica).
Inoltre i cannabinoidi che attivano i recettori CB1 diminuiscono la motilità gastrica, dell’intestino tenue e del colon. Essi diminuiscono anche le contrazioni dei muscoli lisci dell’intestino e la peristalsi.
Il THC e il CBN, dunque, diminuiscono la velocità di transito intestinale e lo svuotamento gastrico.
Recentemente il CBD e il CBC, entrambe molecole non psicotrope, sono considerate in grado di modulare la motilità intestinale senza diminuire il transito (come invece la maggior parte degli agenti antidiarrotici che possono causare stitichezza) e normalizzarla in seguito ad infiammazioni, grazie anche al loro effetto antispasmodico.
Sia il THC, il CBD, il CBC che il CBG hanno tutti dimostrato di apportare benefici nelle cosiddette Malattie Intestinali Croniche dell’Intestino (MICI).
Alcuni trial clinici hanno valutato l’utilizzo della Cannabis medica nel morbo di Crohn con miglioramenti delle condizioni della qualità della vita, aumento di peso, capacità di lavorare e nelle interazioni sociali, diminuzione del dolore e depressione.
Ha approfondito l’argomento il dr. Turco, neurogastroenterologo, negli articoli: “Il Sistema Endocannabinoide nel tratto Gastrointestinale” e “Malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD): una malattia sociale”
11. Cannabis e pazienti di cancro
I cannabinoidi sono riconosciuti per esercitare effetti palliativi nei pazienti di cancro. L’utilizzo maggiore è nell’inibizione della nausea e del vomito indotte dalla chemioterapia e per controllare il dolore associato con il cancro. Un altro potenziale uso palliativo dei cannabinoidi in oncologia, supportato da studi clinici in Fase 3 include la stimolazione dell’appetito e la diminuzione della debilitazione (cachessia).
A parte questi utilizzi l’applicazione dei cannabinoidi in oncologia potrebbe non restringersi soltanto alle azioni palliative sopracitate.
Numerosi studi hanno indicato che il THC ed altri cannabinoidi esibiscono effetti antitumorali su un’ampia gamma di modelli animali di cancro. Tali osservazioni hanno portato allo sviluppo di uno studio clinico pilota per studiare gli effetti antitumorali del THC nei pazienti con glioma. Una somministrazione combinata di CBD e THC aumenta l’attività antitumorale del THC e riduce le dosi di THC necessarie per indurre effetti inibitori sulla crescita tumorale. ;
In conclusione, negli studi su animali i cannabinoidi inducono morte delle cellule tumorali e inibiscono l’angiogenesi (creazione aberrante di nuovi capillari che serve al tumore per ingrossare e metastatizzare) e l’invasione dei tumori e ci sono indicazioni che i cannabinoidi esercitino gli stessi effetti anche su pazienti con Glioblastoma Multiforme (tumore al cervello).
Per approfondire: “Cannabis Medica in oncologia”
12. Cannabis e patologie delle ossa
A seguito della scoperta di un sistema cannabinoide scheletrico, molta attenzione da parte della comunità scientifica si è rivolta proprio a questo settore.
Al momento i recettori CB2 sembrerebbero avere il ruolo più promettente. Il CBD (ma non il THC) sembra migliorare la guarigione da fratture.
In futuro, si spera che il THCV e il B-cariofillene, (il terpene contenuto nell’olio essenziale del pepe nero e, ovviamente, della Cannabis) entrambi attivatori dei recettori CB2, possano essere studiati più approfonditamente per il trattamento dell’osteoporosi.
13. Cannabis e disturbi del sonno
I cannabinoidi hanno un elevato potenziale terapeutico per il trattamento dell’insonnia ma anche della sonnolenza.
Il THC induce il sonno, mentre il CBD migliora il sonno in pazienti insonni.
In particolare il CBD è un fattore che promuove il risveglio, aumentando l’allerta e aumentando i livelli extracellulari di dopamina quando assunto in dosaggi bassi, ma ad alti dosaggi il CBD può bloccare la soppressione del sonno indotta dagli stati d’ansia (quindi facilitare il riposo).
Pazienti che soffrono di stress post-traumatico (PTSD), fibriomialgia e dolore cronico dimostrano significativi miglioramenti della durata e qualità del sonno quando trattati con un farmaco sintetico simile al THC, chiamato Nabilone. ;
14. Pazienti psichiatrici: i pro e i contro della terapia a base di CM
14.1 I contro
Il medico curante deve sempre tenere conto del rapporto rischio/beneficio nell’uso medico della Cannabis considerando che le principali controindicazioni riguardano gli individui con una storia personale di disordini psichiatrici e/o una storia familiare di schizofrenia ed individui con disturbi maniaco depressivi, in quanto la Cannabis (il THC in particolare) può provocare crisi psicotiche e sintomi transitori sia cognitivi, sia positivi che negativi della schizofrenia.
14.1.1 Schizofrenia
E’ importante considerare che un uso massiccio di Cannabis in età adolescenziale e nei giovani adulti è correlato con un aumento del doppio delle probabilità di diagnosi di psicosi.
L’entità per la quale la Cannabis sia causativa di tali effetti è ancora oggi un argomento molto discusso. Le evidenze riportano che nonostante la maggior parte delle persone che consuma Cannabis non sviluppi schizofrenia, il consumo cronico di THC causa abbassamenti dei livelli di Anandamide, e la diminuzione di questo endocannabinoide nel liquido cerebro-spinale è direttamente correlata ad un’aumentata probabilità di psicosi. ; ;
Inoltre è probabile che i giovani che fanno un uso massiccio cronico di Cannabis (diversamente da un utilizzo medicinale) siano proprio coloro che risultano, per fattori di rischio ambientali e/o genetici, più vulnerabili alle psicosi, e che tale uso li porti a soffrire il primo episodio psichiatrico circa due anni prima che se non avessero fatto uso di Cannabis.
14.1.2 Ansia e depressione
Vi sono inoltre evidenze che associano il consumo di Cannabis cronico con cambiamenti degli indici della salute mentale e del well-being (letteralmente, lo star bene).
Meta-analisi hanno suggerito un collegamento tra un forte uso di Cannabis e la depressione, e una diretta correlazione tra i livelli di THC nei capelli di giovani consumatori cronici con i livelli di ansia e depressione. ;
Tuttavia uno studio epidemiologico del 2013 suggerisce che l’aumento della depressione che si può verificare con un uso improprio della Cannabis non è a lungo termine e non sono state trovate associazioni reali tra il consumo adolescenziale e la depressione intorno ai 30 anni, se non che gli stessi fattori che predispongono le persone ad un uso di Cannabis possano aumentare il rischio per comuni malattie mentali come l’ansia e la depressione.
A questo proposito può risultare interessante consultare il report di una paziente di CM che aggiungendo alla sua varietà ad alto % di THC anche una somministrazione diretta di CBD è riuscita a controllare lo stato d’ansia indotto dalla terapia:
29 Comments
Sono affetta da sclerosi multipla, e sono informata sull’effetto benefico della Cannabis, e su altre terapie ‘alternative’, ma di tali terapie, i neurologi che mi seguono – Ospedale AUSL di Ferrara-Cona – non vogliono sentir parlare! E la paralisi è sempre più vicina!
Io sarei anche disposta, a pagarmi il farmaco cannabinoide, ma ho molti dubbi, sulla possibilità di trovare Neurologo privato (pagando la visita!) che me la prescriva, presentando il faldone di documenti, e non nascondendo che sto assumendo Fingolimod… Sto peggiorando e non credo più in niente.
Gentile Laura ci dispiace molto per le difficoltà che sta affrontando; per la SM è previsto il rimborso del SSN di cannabinoidi in forma spray (Sativex) fin dal 2013. Se i suoi neurologi non sono sufficientemente formati sulla somministrazione di cannabinoidi, le consigliamo di indirizzarli al nostro portale.
Cara Viola lei e stata veramente esaustiva nel trattare un tema cosi complesso e controverso. Le sono molto grato. Gino Boselli.
Contenta che trovi utile il mio lavoro 🙂
Grazie per aver pubblicato questo articolo molto importante
Grazie a lei per il suo gentile messaggio
Buona seraSalve soffro di psicosi affettiva di da diversi anni, e seguo una terapia che ho diverse volte interrotto a causa degli effetti collaterali degli antipsicotici. Purtroppo non trovo un farmaco alternativo che mi plachi l’ansia e il senso di ritiro in solitudine quando devo affrontare delle difficoltà. Lei pensa che l’uso di CBD con una psicoterapia possa essere un sostituto agli antipsicotici? Grazie.
Salve, al momento sappiamo che il CBD ha mostrato interessanti effetti antipsicotici. Che sia il farmaco più adatto a lei, è però un assunto che non possiamo certamente stabilire su questa bacheca. Sicuramente vale la pena provare, ovviamente con la conduzione del suo medico curante.
Soffro di insonnia da moltissimi anni e vado miseramente avanti con pesanti pastiglie di Lendormin che però mi aiutano sempre meno a prendere sonno. in più da anni sono affetto da Anoressia nervosa (Sono arrivato fino a 59kg x 1,75 di altezza. Soffro spesso di stati d’ansia e panico ed anche di alcuni piccoli periodi di depressione. La mariujuana potrebbe aiutarmi? Grazie
Gentile Luca, sì è probabile che sia per i disturbi del sonno che alimentari la CM possa supportarla, parallelamente a supporto medico e psicoterapico. Ci faccia sapere.
Salve mio marito per una serie sfortunata di eventi ora si trova in un cebtro di riabilitazione con una paralisi puo essere d aiuto la ccannabis terapeutica e se si quale
Gentile Maria Teresa,
Come può evincere da questa guida, le applicazioni terapeutiche della Cannabis sono molte.
Le varietà di Cannabis prescrivibile sono diverse (può approfondire qui: http://cannabiscienza.it/pubblicazioni/pianta/che-cose-la-cannabis-terapeutica/) come le diverse forme di somministrazione (qui per approfondire: http://cannabiscienza.it/pubblicazioni/assunzione/come-si-usa-la-cannabis-terapeutica/).
Ogni caso deve essere valutato singolarmente dal medico.
Salve son terzi Giorgio e mio figlio Samuele dall età di 6 anni è stato colpito da una malattia autoimmune chiamata dermatomiosite ed è stato curato con vari farmaci chemioterapici ,ecc ecc ,dopo 4/5 anni di cure ( ospedale di Pavia /Gaslini di Genova ) la malattia era regredita e si era fermata ,ora però all età di 17 anni ,la malattia si sta muovendo .lui ora non ne vuole più sapere di assumere medicine e di fare iniezioni e ha chiesto a noi genitori di poter valutare qualcosa di diverso e di più naturale come la cannabis ,come genitori abbiam risposto di esser disposti a valutare la cosa ma seguiti da esperti ed e per questo che vi chiedo la possibilità di avere contatti con esperti ,se vorrete darmi informazioni ve ne sarò molto grato
Gentile Giorgio,
la CM è attualmente utilizzata con discreto successo in una serie di patologie autoimmuni con effetti sul muscolo-scheletrico, probabilmente la più simile, ad oggi studiata, alla patologia di suo figlio è la Duchenne.
Sia per la natura della patologia, che spesso è accompagnata da problematiche della pelle o, in misura minore, da palpitazioni, e sia per la giovane età del paziente, è sicuramente consigliabile la valutazione di una terapia con varietà di cannabis ad alta % di CBD.
A Pavia lavora il medico di Cannabiscienza, il dr Lorenzo Calvi. Può prendere direttamente contatto con lui, 8cercando il suo nominativo online) oppure ci scriva privatamente a info@cannabiscienza.it i suoi recapiti per poterla mettere in contatto diretto.
Cordialmente,
Viola
bungiorno mio padre soffe da diversi anni di una grave nevralgia post herpetica al tronco.ha provato di tutto ed ora sta assumendo la cannabis terapeutica.man mano che sale il dosaggio aumentando di una goccia alla settimana sente che il dolore aumenta sempre più è possibile che dipenda dalla cann.? non dico che il dolore dovrebbe già diminuire,ma di sicuro non aumentare.ha forti problemi di mobilità dovuto a ciò e fatica anche a respirare perché sente una continua morsa al fianco(il medico che lo segue neurochirgo antalgico ora è in ferie) l’unico modo per non soffrire è stare fermo a letto quando comincia a muoverse cominci il dolore.è normale che possa accadere ci sono stati altri casi? per il dolore assume anche 300mgper die di lyrica.grazie per il Suo tempo
cordiali saluti
tiziana
Salve Tiziana,
No la cannabis non fa aumentare il dolore; è difficile darle una risposta precisa in quanto dipende da che tipo di cannabis sta utilizzando, la concentrazione dell’oleolito e i dosaggi. Tenga anche conto che può esistere interazione tra cannabis e altri farmaci.
salve dottoressa
le volevo chiedere, visto che mio padre soffre di artrite reumatoide, se la cannabis possa darli in qualche modo sollievo dal dolore e se in qualche modo possa andare a fermare il progredire della malattia
Salve Mattia,
Sì la cannabis può sicuramente dargli sollievo; quanto alla diminuzione della progressione, è molto più difficile che ciò avvenga, soprattutto a seconda dell’avanzamento attuale.
Dottoressa Viola Brugnatelli
sono Tamara Stevanato io sono fibromialgica, grave, e sono stata scaricata da più di due specialisti , famosi per trattare la fibro. ho provato in 35 anni (ne ho 48) qualsiasi terapia farmacologica alla camera iperbarica(75 sedute) alle analgesie su tutto il corpo comprese le piante dei piedi, (terapia ridicola, dato che l’analgesia era dolorosissima e durava al massimo 2 ore, e mi rendeva insensibile un dito si uno no ecc) , sono insonne cronica sin daa una anno dopo che mi comparisse la fibromialgia. Anche in questo caso ho provato qualsiasi farmaco, compreso il training autogeno, l’ipnosi regressiva come ultima spiaggia. Sono appena uscita da una visita antalgica dopo aver fatto a pagamento una visita neurologica, dove il neurologo mi ha detto , togli tutti i farmaci e trovati un hobby!!!! nemmeno era cosciente che se togli i farmici, ti vengono le allucinazioni, perchè le ho provate durante il primo ricovero per l’insonnia alla clinica dei tigli (poi ne ho fatto un altro) . ed a ogni ricovero prendevo peso a dismisura. Ho avuto un incidente a cavallo molto grave, e ho avuto la sindrome da schiacciamento. Già avevo dolori alla schiena, ora sono arrivata, a che non riesco a fare nemmeno le spese, ed a svegliarmi a causa di fortissimi dolori alla schiena. Basta toccarmi la pelle e sento dolore. non lavoro da 10 anni, non ho reddito, mi hanno dato un’invalidità tale da fare ridere, figuriamoci se posso permettermi la cannabis a pagamento. Non so dove sbattere la testa, ho tantissimi altri disturbi che non mi fanno vivere come la vescica iperattiva, dolori reumatici e periartrite alle spalle. Anche oggi mi hanno detto: in veneto il cbd o thc te lo compri, ma nessuno te lo può ordinare perchè sei paziente psichiatrica, Io sono paziente psichiatrica perchè non dormo, non pechè sono fuori di testa e ho attacchi da psicopatica. mi Può aiutare? anche solo qualche nome di un neurologo che ordina mutuabile per entrambe le mie patologie più gravi l’insonnia cronica, e la fibromialgia? c’è un ospedale che ricovera? per entrambe le patologie? sono disperata……Tamara
Gentile Tamara,
Nella sua Regione, Veneto, viene riconosciuta la Cannabis mutabile per Analgesia nel dolore cronico (con particolare riferimento al dolore neurogeno), di grado moderato severo (punteggio scala NRS≥5), non adeguatamente controllato dalle migliori terapie analgesiche farmacologiche a base di oppioidi con o senza adiuvanti e non farmacologiche oppure nei casi in cui le suddette terapie siano scarsamente tollerate; Lei potrebbe rientrare in questa dicitura.
Le consiglio di approfondire con questa lettura: https://cannabiscienza.it/pubblicazioni/assunzione/cannabis-terapeutica-veneto/ e di rivolgersi a neurologi, reumatologi o terapisti del dolore operanti nelle rispettive Unità Operative della sua Regione.
Gent.ma Dr.ssa Brugnatelli, mi presento: sono Giorgio Deiola, medico specialista in Pneumologia (in pensione da poco)
intanto complimenti vivissimi per il suo articolo, veramente interessante ed esaustivo. Le scrivo in quanto mia moglie è affetta da una severa forma di fibromialgia per la quale, oltre ai soliti farmaci consigliati (SSRI come duloxetina, antalgici come Tramadolo a rilascio prolungato, ansiolitici) assume anche cannabis terapeutica (Bedrocan) con prescrizione mutualistica. Francamente mi sarei aspettato effetti antalgici molto più significativi (anche al fine di ridurre o sospendere gli altri farmaci). Mi sono chiesto pertanto se non si trattasse di un problema di dosaggio. Attualmente assume 80 mg/die di Bedrocan soluzione gocce (22% TCH, < 1% CBD) che è il dosaggio solitamente consigliato per questa patologia.
Le chiedo cortesemente se ha evidenze riguardo la posologia ottimale di cannabis terapeutica in relazione agli effetti antidolorifici o se può fornirmi utili indicazioni in merito. Molti colleghi da me consultati (anche autorevoli specialisti) non mi hanno fornito risposte esaurienti ( a riprova del fatto che la fibromialgia è patologia ancora scarsamente conosciuta e studiata). Da molti anni ormai sono interessato a questa malattia e ho acquisito una tale mole di conoscenze da fare invidia a molti colleghi specialisti (mi perdoni la falsa modestia), Le sarei grato di una sua autorevole opinione consapevole che non esiste la panacea medica.
Con profonda stima e gratitudine La saluto molto cordialmente.
Dr. Giorgio Deiola
Gentile dr. Deiola,
ringraziandola per il gradito messaggio qua le condivido una risorsa sulla fibromialgia: https://cannabiscienza.it/pubblicazioni/assunzione/report-bedrocan-fibromialgia-polineuropatia/
Prima di pensare alla posologia invito a ripensare alla scelta della varietà in uso.
E’ vero che spesso sento Bedrocan 22 come “standard” per fibromialgia, ma non mi trovo d’accordo. Penso sia frutto di “pigrizia mentale” a concentrarsi sulla farmacodinamica delle terapie cannabinoidi da parte di qualche suo collega. E’ vero che il THC è sicuramente utile per il dolore, ma per questa patologia abbiamo bisogno di un lavoro un po’ più “raffinato” che meramente attivare i recettori CB1 con quanto più THC possibile.
La questione del CBD, come spiega la paziente del report qui sopra, è importante in quanto nel Bedrocan 22 è molto poco presente, ma potrebbe avere un ruolo fondamentale per questa problematica, come può approfondire in questo saggio: https://cannabiscienza.it/pubblicazioni/patologie/cbd-in-neuropsichiatria/
Questo perchè il CBD riesce ad aumentare il quantitativo endogeno di cannabinoidi (AEA);La fibromialgia viene considerata nell’endocannabinologia una CED (Clinical Endocannabinoid Deficiency).
Accomunata da una carenza di endocannabinoidi e corrispettive problematiche nelle sfere del: dolore / sonno / GI / umore come altre CED (molte delle quali anche queste vagamente descritte come “psico-somatiche” e non ben definite).
Oltre a regolare il CBD è possibile che altri composti come la Pea (https://cannabiscienza.it/pubblicazioni/sistema-endocannabinoide/pea-cannabinoide/) e una serie di cibi e spezie (https://cannabiscienza.it/corsi-cannabis/cannabis-e-alimentazione/) possano anch’essi aiutare a modulare il tono endocannabinoide deficitario riscontrato nella fibromialgia e migliorare l’efficacia della terapia.
Ne parlo in maniera più approfondita nel corso https://cannabiscienza.it/corso/sistema-endocannabinoide/ e nel Master dedicato ai medici: https://cannabiscienza.it/corsi-cannabis/master-cannabis-medica-applicazioni-cliniche/ che la invito a consultare per supportare i colleghi che “dovrebbero sapere ma non sanno” o seguire lei stesso la terapia di sua moglie.
Con sinceri auguri di pronto sollievo alla sua signora,
Viola
Salve dott.ssa,
le scrivo per sapere se la cannabis medica può aiutarmi nel mio mal di schiena dorsale cronico, con il quale convivo da 5 anni. Ho provato di tutto, non si conosce la causa; posso solo provare a ridurre il dolore.
Può consigliarmi un prodotto in particolare e dove posso reperirlo? So che alcune persone lo assumo attraverso la combustione. Io non sono un fumatore, dovrei assumerlo per altre vie.
grazie
Salve,
può trovare queste informazioni qui:
1) cannabis per lombalgia:
https://cannabiscienza.it/pubblicazioni/patologie/cbd-e-mal-di-schiena/
https://cannabiscienza.it/pubblicazioni/sistema-endocannabinoide/cannabis-medica-in-ortopedia/
2) metodi di somministrazione della cannabis:
https://cannabiscienza.it/pubblicazioni/assunzione/come-si-usa-la-cannabis-terapeutica/
3) iter terapeutico:
https://cannabiscienza.it/pubblicazioni/assunzione/come-ottenere-la-cannabis-terapeutica/
Salve dottoressa, volevo sapere se esiste un prodotto che possa curare le emorroidi…e visto che ci sono se può consigliarmi qualcosa per forti stati d’ansia.
Grazie in anticipo in attesa di sua risposta.
Gentile Sandro, in commercio esistono diversi integratori a base di estratti di flavonoidi che aiutano il microcircolo e rinforzano le pareti dei vasi sanguigni, utili in caso di emorroidi.
Per il suo stato ansioso le consiglio di rivolgersi ad un medico specialista, può scriverci in chat per ricevere assistenza. La terapia consigliata è a base di cannabis medica ad alto contenuto di CBD (cannabidiolo), un cannabinoide non psicoattivo con attività ansiolitica e privo di effetti collaterali, come può evincere da questa pubblicazione: https://cannabiscienza.it/pubblicazioni/patologie/cannabis-ansia-da-stress/
Buongiorno mi chiamo Giuseppe ho 44 anni è sono sofferente di neuropatia sulla mascella destra a causa di interventi dentistici da 10 anni ho fatto cure con lyrica tegretol che per un po’ hanno funzionato adesso il dolore si è ripresentato e i farmaci danno scarsissimo aiuto, inoltre soffro anche di problemi alla schiena dovuto alla degenerazione dei dischi vertebrali. Puo la cannabis terapeutica aiutare. Lenire i dolori ? Scrivo dalla Sicilia
Buongiorno d.ssa. Mi chiamo Manuela ho 47 anni, l’anno scorso il 19 agosto sono stata operata ernia cervicale c5-c6 l’intervento tutto bene, dopo sei settimane o fatto la RX fatto la visita di controllo mi e stato prescritto di fare una RM+fisioterapia la RM mie stato prescritto perché il dolore alla scapola che avevo prima del intervento e continuato anche dopo tutto questo è perché ho un altra ernia c6-c7 ma non è questo il problema. Il mio problema più grande ora e che ho dei dolori insù portabili dietro alla nuca al collo,spalle in poche parole mi fa male tutto il corpo, facendo la fisioterapia non ho trovato un minuto di sollievo. Al momento prendo vari antidolorifici che fanno pochissimo. Sono arrivata al punto di non uscire di casa se non solo per fare la spesa quando mi trovo fuori casa mi vengono i attacchi di panico non ho voglia di parlare con nessuno mi sono isolata dal mondo esterno. Poi o tante altre patologie. Vi prego ho bisogno di aiuto. Grazie
Gentile Manuela, la segreteria l’ha contattata all’email da lei fornita per nuovi approfondimenti.
Con i migliori saluti,
Andrea