1. Cos’è l’epilessia infantile
L’epilessia (termine derivato dalla lingua greca che significa “essere colti di sorpresa”) è un disturbo neurologico caratterizzato dalla comparsa improvvisa di crisi, spesso convulsive, senza una causa nota.
Le crisi epilettiche sono provocate da un’anomala attività elettrica di alcuni neuroni, generalmente localizzati a livello della corteccia cerebrale. Partendo da questi neuroni, definiti foci epilettogeni, delle scariche elettriche anomale si propagano ai neuroni circostanti, generando convulsioni di diverso tipo e durata, oppure assenze (perdite di coscienza).
Una singola crisi convulsiva non è sufficiente per una diagnosi di epilessia. Infatti, per una diagnosi è necessario che si verifichi almeno uno dei 2 seguenti casi:
- Due o più crisi convulsive senza causa nota, che si verificano a più di 24h di distanza l’una dall’altra;
- Una crisi convulsiva di causa ignota e una probabilità di avere un’altra crisi maggiore del 60% (calcolata in base alla storia familiare, alla percentuale di rischio generale della popolazione e alla presenza di eventuali fattori di rischio, come traumi cranici, ecc..).
L’epilessia colpisce circa lo 0,6 – 1% di tutta la popolazione mondiale e il 60% dei casi di epilessia si verifica in età pediatrica, con un’incidenza maggiore nei primi anni di vita, quando il cervello è ancora immaturo dal punto di vista funzionale e strutturale. Si parla allora di epilessia infantile.
Le cause dell’epilessia sono spesso ignote. L’epilessia è definita sintomatica quando si possono individuare le lesioni cerebrali che la determinano. Queste possono essere:
- congenite, ossia presenti sin dalla nascita;
- acquisite, dovute a traumi cranici, emorragie cerebrali, infezioni batteriche o virali, tumori.
Un terzo delle epilessie è di origine genetica.
Tra le forme più severe di epilessia infantile vi sono quelle definite encefalopatie epilettiche e dello sviluppo, che sono condizioni in cui l’attività epilettica di per sé contribuisce a deficit cognitivi e comportamentali che possono incidere negativamente sullo sviluppo del bambino. Tra queste troviamo:
- Spasmi infantili;
- Sindrome di Lennox–Gastaut;
- Sindrome di Doose;
- Crisi parziali maligne dell’infanzia;
- Sindrome di Dravet.
In generale, i bambini con diagnosi di epilessia hanno tassi significativamente più alti di compromissione della salute mentale, associata a comorbidità dello sviluppo, tra cui depressione, ansia, difficoltà di apprendimento, ritardo nello sviluppo e autismo. Una diagnosi di epilessia in un bambino è anche associata a un aumento del rischio di problemi negli ambiti dell’indipendenza, del comportamento sociale e del rendimento scolastico.
Per cercare di tenere sotto controllo queste problematiche, è necessario evitare l’insorgenza delle crisi e delle convulsioni mediante trattamenti farmacologici.
L’epilessia inoltre rappresenta un significativo onere finanziario per il sistema sanitario e i pazienti la cui epilessia è resistente al trattamento medico comportano dei costi ancora più elevati.
Nel 70% dei casi di epilessia infantile, il trattamento farmacologico con uno dei vari farmaci a disposizione riesce ad eliminare del tutto la ricomparsa di crisi, già dal primo trattamento.
Il restante 30% di bambini rientra in quella che la International League Against Epilepsy ha definito epilessia farmaco-resistente (o anche refrattaria o intrattabile), che si ha quando 2 o più trattamenti anti-epilettici, ad un dosaggio appropriato, non sono efficaci e si ha una ricomparsa frequente delle crisi.
In questi casi, le opzioni di trattamento includono la chirurgia epilettica, la stimolazione del nervo vago o la dieta chetogenica. Tuttavia, per i numerosi pazienti che non sono eleggibili per la chirurgia o che non rispondono a questi trattamenti, la Cannabis Terapeutica può offrire maggiori speranze di riduzione delle crisi, rispetto ad altri interventi farmacologici.