Il CBDV, acronimo per “Cannabidivarina” è un cannabinoide ancora poco conosciuto e studiato alla quale il numero di maggio della rivista Journal of Psychopharmacology dedica una nuova ricerca.
Qui potete trovare la fonte originale sul quale questo articolo si basa:
Il titolo dello studio è Cannabidivarin completely rescues cognitive deficits and delays neurological and motor defects in male Mecp2 mutant mice (La Cannabidivarina recupera completamente i deficit cognitivi e ritarda i difetti neurologici e motori nei topi maschi mutanti per Mecp2).
Indice
1. CBDV nella sindrome di Rett
Questo lavoro, frutto della collaborazione tra varie Università italiane e l’azienda britannica GW (tra i più importanti produttori mondiali di farmaci a base di cannabinoidi, ndr), prende spunto da una precedente ricerca pubblicata nel 2018, dove si è dimostrato che la Cannabidivarina migliorava i deficit neurologici e sociali in animali da laboratorio con sindrome di Rett – una malattia neurologica che colpisce bambini entro il quarto anno di vita e comporta gravi ritardi mentali.
Lo studio del 2018 prevedeva l’utilizzo di animali che avevano da poco sviluppato la sintomatologia neurologica e il trattamento con CBDV durava 2 settimane.
Questo nuovo lavoro, invece, si propone di testare l’effetto della Cannabidivarina su animali in cui la sindrome di Rett è sia in fase iniziale che avanzata e il trattamento con Cannabidivarina dura per tutta la vita dell’animale.
Per questo scopo sono stati utilizzati animali da laboratorio modificati geneticamente, (i cosiddetti “knockouts”) in cui manca la proteina MeCP2 -essenziale per il normale funzionamento delle cellule nervose.