2.2 Modulazione dell’enzima FAAH: effetti ansiolitici, antidepressivi e pro-sociali del CBD
Dopo aver individuato i circuiti neuronali attivati dal CBD, gli scienziati di tutto il mondo si sono chiesti quali fossero i meccanismi molecolari alla base di questa attivazione, ovvero con quali enzimi o recettori interagisce il CBD.
Ovviamente i primi ad essere stati chiamati in causa sono stati i recettori cannabinoidi classici, CB1 e CB2. Si è così capito che il CBD ha solo una debole interazione con questi recettori e tale interazione non è sufficiente a spiegarne gli effetti farmacologici.
La ricerca si è così concentrata su altri componenti del Sistema Endocannabinoide e già quasi 20 anni fa vari studi hanno suggerito che il CBD inibisce la degradazione dell’Anandamide (AEA), uno dei principali Endocannabinoidi prodotti dal nostro organismo.
Ciò avviene perché il CBD interagisce con l’enzima acido grasso ammide idrolasi (FAAH, dall’inglese Fatty Acid Amide Hydrolase) e ne impedisce il funzionamento. Questo enzima è responsabile della degradazione dell’AEA. Il CBD, bloccando l’azione di FAAH, impedisce all’AEA di essere degradata e in questo modo la sua azione viene prolungata nel tempo, aumentando in questo modo il tono Endocannabinoide.
Cosa vuol dire che il CBD aumenta il tono Endocannobinoide?
In pratica, vuol dire che il CBD ha un’azione indiretta: piuttosto che attivare o inibire un recettore, come fanno la maggior parte dei farmaci incluso il THC, fa in modo che l’AEA non venga degradata ed è così in grado di prolungare la sua azione e quindi l’attivazione del Sistema Endocannabinoide o, in termini scientifici, il suo tono, risulta aumentato. Ricordiamo che l’AEA, a sua volta, agisce principalmente sui recettori CB1.
L’azione sul tono è molto importante, infatti è stato notato che alcune patologie come il PTSD e la fibriomialgia, condividono una carenza del tono Endocannabinoide e che questa carenza sembra predisporre l’individuo allo sviluppo di psicopatologie, come ad esempio quelle correlate ai traumi. ;
L’argomento rimane comunque aperto, poiché ci sono ancora alcune prove contrastanti sul ruolo del CBD e dell’enzima FAAH ; tuttavia, durante il simposio a Berlino di IACM 2019, un altro luminare nel campo dei cannabinoidi, il Prof. Daniele Piomelli dell’Università Irvine School of Medicine della California, ha presentato la sua ricerca sulla farmacologia dell’inibizione dell’enzima FAAH e le sue implicazioni nell’aumento della guarigione da ansia da trauma, dell’elevazione dell’umore e della diminuzione della percezione del dolore. ; ;
Il professor Piomelli, nel corso del convegno, ha anche riportato la storia di una donna scozzese che è stata trovata con una mutazione genetica dell’enzima FAAH che ne impediva il corretto funzionamento. Di conseguenza, come dimostrato dalle analisi effettuate su di lei, presentava livelli ematici più elevati della media di vari endocannabinoidi come l’AEA, l’Oleoiletanolamina e la Palmitoiletanolamina.
Il tono Endocannabinoide risultava dunque potenziato e la signora 66enne aveva un umore particolarmente buono e la totale assenza di percezione del dolore, nonostante una fastidiosa chirurgia ortopedica alla mano a cui si era sottoposta e il cupo clima scozzese.
Questa non è solo una storia per tabloid alla “The Sun”; la donna, infatti, nonostante presentasse frequenti tagli e ustioni, è stata osservata guarire sempre rapidamente.
Tali effetti sono simili a quelli osservati con il CBD, confermando il ruolo dell’inibizione dell’enzima FAAH in molti degli effetti che si osservano, come il miglioramento del tono Endocannabinoide e una conseguente diminuita percezione del dolore.
4 Comments
Apprezzo con grande motivazione le ricerche relative al CBD , ma per il momento, pur avendo riscontrato una logica recettoriale , ritengo che il tuttto si fermi ad un campo ipotetico. Confido in un eventuale sviluppo delle ricerche e in una loro applicazione clinica. Distinti saluti G B Raffo.
Grazie per il messaggio, ipotizzando sia un collega mi sento di indirizzarla a questo paper che potrebbe trovare utile:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6966847/
prendendo lo zarelis da 150mg, una volta al giorno, per la depressione e ansia. Sono affetto da qualche anno dal piede d’atletae, mi è stato dato, attraverso la rete, le gocce di cannabis sativa: 25gocce al giorno in percentuale del 5% di 30 ml. Posso stare tranquilla in merito all’interazione.
Salve Fernanda, dipende davvero da ciò che intende con “gocce di cannabis sativa”. indica una % ma a quale principio attivo fa riferimento?
Ad ogni modo le sconsigliamo vivamente di integrare cannabinoidi con SNRI da sola. Faccia inserire il prodotto nel suo piano terapeutico dal medico che le somministra l’antidepressivo per evitare effetti collaterali.