3. Gli studi clinici sulla Cannabis come rimedio per la spasticità
Analizzando gli studi sull’utilizzo della Cannabis nella Sclerosi Multipla, si nota subito che le pubblicazioni realizzate fra gli anni ’80 e gli anni ’90 del ‘900 rappresentano ricerche isolate, in cui vi prendeva parte solo un piccolo numero di pazienti, così che non si può attribuire loro una validità statistica. Ciò ad eccezione di uno studio tedesco del 1999 effettuato su 170 pazienti che utilizzavano Cannabis in automedicazione, di cui l’11% con SM. Di questi, il 71% riportò miglioramenti nella spasticità senza registrare effetti collaterali particolarmente gravi.
Per una visione d’insieme degli studi pubblicati in questi anni è utile il lavoro di Karst e colleghi e di Correia de Sa e colleghi. ;
Nel 2003, viene per la prima volta pubblicato un importante studio che comparava gli effetti dell’estratto di Cannabis (2.5 mg THC + 1.25 mg CBD + 5% di altri cannabinoidi al giorno, con le prime 4 settimane in cui i contenuti venivano titolati e le dosi aggiustate a seconda degli effetti collaterali, fino a un massimo di 25 mg di THC al giorno, a seconda del peso corporeo), del THC da solo (Marinol in capsule per somministrazione orale) e del placebo, in una popolazione di 630 pazienti con SM, a diversi stadi di evoluzione.
Gli effetti dei trattamenti a base di Cannabis sulla spasticità muscolare furono esaminati per 15 settimane e lo studio riportò numerosi effetti benefici indotti dai cannabinoidi sul dolore e sulla spasticità; si registrò anche un miglioramento significativo della qualità del sonno e della depressione rispetto al gruppo placebo. Tuttavia, secondo la scala di Ashworth (il metodo allora utilizzato per misurare il tono muscolare) le differenze nel grado di spasticità prima e dopo il trattamento erano basse e non significative; ciò a causa dell’elevata soggettività del test, che in seguito venne abbandonato come misura della spasticità. In questo studio fu anche registrato un significativo miglioramento nella passeggiata di 10 minuti, ma solo dopo l’utilizzo a lungo termine delle medicazioni a base di Cannabis.
A causa dei risultati promettenti ma non molto chiari, lo studio venne esteso per ulteriori 12 mesi, con la partecipazione dell’80% dei pazienti di partenza. Durante questo follow-up, i risultati del Rivermead Mobility Index (RMI, un test più aggiornato per la misura della spasticità) mostrarono un significativo miglioramento dei punteggi di spasticità, al contrario della scala di Ashworth, per il quale il miglioramento era solo moderato per entrambi i gruppi.
I risultati incoerenti dello studio iniziale furono attribuiti all’inadeguatezza dei parametri iniziali scelti per le misure.
Nel 2006, Wade e colleghi pubblicarono un altro importante studio, che analizzava l’efficacia di uno spray a base di cannabis (Sativex) nel trattamento dei sintomi della Sclerosi Multipla. Il Sativex è una miscela di THC e CBD (1:1), che fu somministrata quotidianamente per oltre 10 settimane a 137 pazienti. Questa volta il cambiamento della spasticità fu misurato esclusivamente su una scala visiva e gli effetti sulla spasticità furono straordinari. Comparato al placebo, la riduzione media della spasticità nei pazienti trattati con Sativex era maggiore del 54.6%. Questi risultati furono poi confermati da uno studio di follow-up di 74 settimane che dimostrò anche che i progressi ottenuti dai pazienti si mantenevano nel tempo.
Questi non sono semplici numeri, visto che l’ 88% dei pazienti volontariamente ricominciarono a utilizzare i trattamenti a base di Cannabis al termine dello studio.
Apparve quindi evidente che le scala Ashworth non fosse uno strumento affidabile per le misurazione dei cambiamenti funzionali nella spasticità di questi pazienti e nel 2007, una scala numerica decisa dai pazienti stessi, che andava da 1 a 10, fu approvata e chiamata NRS (da “numerical rating scale”).
Nel 2007, il gruppo di Collins e colleghi usarono il metodo NRS per valutare le proprietà antispastiche del Sativex, in 189 pazienti con SM.
Per questo studio (durato 6 settimane) la massima dose consentita giornalmente era di 48 spruzzi. Questa dose ha indotto un impressionante diminuzione della spasticità, misurata con il punteggio NRS. Alla fine delle 6 settimane di studio, il 40% dei soggetti aveva sperimentato una miglioramento della maggior parte dei sintomi.
Nel 2010 il gruppo di Wade e colleghi testarono il Sativex su 666 pazienti con SM e misurarono i risultati con una scala visuale analogica, con la scala numerica e con il Global Impression of Change (un test che riflette le impressioni dei pazienti sul cambiamento delle esperienze dolorose). Le conclusioni furono che il Sativex riduce la spasticità ed è anche ben tollerato dai pazienti.
Uno studio diverso fu condotto dal gruppo di Novotna, nella Repubblica Ceca. ), as add-on therapy, in subjects with refractory spasticity caused by multiple sclerosis.
Eur J Neurol 18: 1122–1131.)) Per scegliere i partecipanti a questa ricerca, venne effettuato uno studio preliminare di 4 settimane, in cui veniva somministrato lo spray a tutti i soggetti arruolati. Solo coloro che ricevevano un miglioramento maggiore del 20% nella spasticità, vennero scelti per proseguire lo studio per altre 12 settimane. Su 572 individui arruolati, 272 vennero considerati “early responders” e proseguirono. Nonostante la dose quotidiana permessa fosse minore di quella dello studio di Collins (¼), i punteggi NRS per la spasticità erano diminuiti in media di 3.01 punti (baseline =6.91 endpoint=3.9), vale a dire che i sintomi soggettivi della spasticità erano ampiamente diminuiti; anche la frequenza degli spasmi e dei problemi di sonno diminuirono con l’uso del Sativex. ), as add-on therapy, in subjects with refractory spasticity caused by multiple sclerosis.
Eur J Neurol 18: 1122–1131.))
Questo studio, un trial di fase III, è stato il primo ad identificare una riduzione clinicamente significativa della spasticità indotta dal Sativex. ), as add-on therapy, in subjects with refractory spasticity caused by multiple sclerosis.
Eur J Neurol 18: 1122–1131.))
Per gli scettici, uno studio randomizzato di 5 settimane con gruppo di controllo e con placebo, ha voluto indagare cosa succedesse al cessare della terapia per i pazienti che avevano tratto beneficio dal Sativex, confermando gli effetti positivi di quest’ultimo.
Nel 2015, un gruppo canadese ha effettuato uno studio in doppio cieco su pazienti con SM refrattari al trattamento con gabapentin per il dolore neuropatico. Ai partecipanti veniva somministrato, in aggiunta al gabapentin, o Nabilone (THC sintetico) oppure un placebo, per 5 settimane. Il gruppo di pazienti che aveva ricevuto il Nabilone dimostrò un miglioramento nel dolore, con scarsi effetti collaterali. Ciò ha portato i ricercatori a concludere che il Nabilone poteva essere usato in associazione al gabapentin per il trattamento del dolore neuropatico in pazienti con SM.