Qual è stato l’obiettivo della sua tesi?
L’obiettivo principale della tesi era quello di raccogliere informazioni in merito l’effettiva efficacia della cannabis nel trattare una patologia cosi debilitante come il cancro.
La tesi riporta uno studio clinico con l’obiettivo di andare a confermare l’ipotesi che l’utilizzo di cannabinoidi sia in grado di ridurre il carico sintomatico di pazienti con tumori avanzati.
Inoltre, analizzai anche uno studio pre-clinico che mira a comprendere l’effetto del THC e del CBD sulla proliferazione e sulla transizione epiteliale-mesenchimale in vitro, su cellule di cancro polmonare non a piccole cellule (NSCLC).
Quali sono i risultati ottenuti?
Il primo studio non è ancora giunto al termine, tuttavia i risultati saranno di grande interesse in quanto i metodi utilizzati, a differenza dei precedenti studi, andranno ad analizzare il carico sintomatico come un insieme, piuttosto che come singoli sintomi.
Dal secondo studio, focalizzato sulla capacità dei cannabinoidi di ridurre la proliferazione cellulare, sembra che la combinazione THC/CBD sia efficace sull’inibizione della migrazione cellulare, della proliferazione e anche sulla riduzione dell’espressione dell’Epidermal Growth Factor Receptor (EGFR), la cui iperattività è associata allo sviluppo di alcuni tipi di cancro.
A che conclusioni è giunto il suo studio?
I cannabinoidi sembrano avere un potenziale come cura palliativa nel cancro, andando a controllare i sintomi indotti dalla chemioterapia, come nausea e vomito, il che si traduce in una maggiore qualità della vita del paziente.
Inoltre, in vitro, i cannabinoidi hanno dimostrato di essere in grado di indurre la morte cellulare attraverso l’induzione di apoptosi ed autofagia delle cellule tumorali.
In particolare, una peculiarità risiede nel fatto che questa induzione della morte cellulare intacchi solamente le cellule tumorali, trascurando le cellule sane, quasi come se queste molecole abbiano un meccanismo di selezione nei confronti del bersaglio.
Saranno ovviamente necessari ulteriori studi per validare questi risultati e per dare una speranza ai pazienti oncologici che ci sia una terapia efficace, di origine naturale e con ridotti effetti collaterali.
Cosa si sentirebbe di consigliare ad un/a suo/a collega neolaureato/a che si avvicina al mondo della cannabis?
Da persona neolaureata, mi auguro sia riuscito ad unire l’educazione accademica al suo interesse per la cannabis e a beneficiare di strumenti e materiale che un’istituto universitario è in grado di fornire. Inoltre, avendo interesse per il mondo della cannabis, in un momento storico come quello attuale di riscoperta della stessa, mi sento di consigliare di continuare a remare in questa direzione e dare quanto più forte apporto e sostegno alla rinascita di questa pianta che, a mio parere, potrebbe essere una soluzione a diverse problematiche attuali, in contesto medico e non solo.
Dottor Fabbro, la ringrazio per la sua disponibilità. Vuole aggiungere qualcosa per salutare i nostri lettori?
La cannabis cura, la cannabis unisce, la cannabis fa sorridere, la cannabis è benessere, la cannabis è libertà.
Portiamo avanti la ricerca scientifica sulla cannabis, abbiamo ancora tanto da scoprire e da riscoprire; con le tecnologie e innovazioni attuali possiamo recuperare le limitazioni alla ricerca su questa pianta avvenute per circa un secolo.