2. Cannabinoidi e terpeni
La Cannabis terapeutica, secondo il documento ufficiale del Ministero della Salute, può essere assunta o per via orale o per inalazione (per un approfondimento leggi il nostro articolo Come si usa la Cannabis terapeutica?)
Tra le varie preparazioni per uso orale, molto importanti sono gli estratti, i quali permettono di conservare la componente terapeutica e rendere la somministrazione più pratica.
L’olio di Cannabis rappresenta la categoria di estratti più utilizzati. Essi sono dei preparati di consistenza viscosa, da cui il termine olio, che contengono una dose concentrata dei principi attivi della pianta. Tra questi soprattutto i cannabinoidi, THC o di CBD in particolare, a seconda della varietà da cui sono estratti.
In generale, i vari metodi di estrazione tendono ad escludere gli altri costituenti della Cannabis, tra cui la componete terpenoide, che pure ha dimostrato possedere vari effetti biologici.
Tra i terpeni, il β-mircene, il limonene, il trans-ocimene e l’α-terpinolene sono i più abbondanti monoterpeni nelle infiorescenze di Cannabis, mentre il β-cariofillene e l’α-humulene sono i sesquiterpeni più rappresentati.
A questi composti sono stati ascritte proprietà principalmente anti-infiammatorie e anti-batteriche.
Il terpeni vengono persi durante la preparazione degli oleoliti a causa del processo di decarbossilazione, che viene applicato al materiale vegetale per convertire i cannabinoidi acidi in composti neutri. Questo processo, che prevede l’utilizzo di alte temperature, può causare la completa perdita della frazione terpenica, che è la più volatile tra tutte.
Per questo motivo, un gruppo di studiosi italiani si è messo all’opera per cercare un metodo per ottenere olio di Cannabis ad alto contenuto di terpeni oltre che, ovviamente, di cannabinoidi.
1 Comment
una soluzione alternativa è estrarre i terpeni tramite distillazione e successivamente processare il materiale nella maniera più ottimale per estrarre i cannabinoidi e infine riunire gli elementi e miscelarli, questo credo faciliterebbe la standardizzazione del prodotto ma anche nuovi spazi di sperimentazione e ricerca visto che ogni pianta di canapa ha il suo particolare profilo come riportava la dottoressa Viola in un suo post