Però il problema è che non assumiamo CBD puro, in forma di polvere, ma lo consumiamo sotto forma di un prodotto. Questo significa che qualcuno ha acquistato o prodotto del CBD, ha utilizzato composti chimici per effettuare un’estrazione ed ha creato un prodotto finito.
Ritengo che il problema più grande con i prodotti a base di CBD sia sapere da dove il CBD provenga e cosa sia effettivamente presente nel prodotto finito.
Siamo quindi dinanzi un problema di analisi chimiche. Se ad esempio acquisto un olio e questo riporta in etichetta un contenuto di CBD del 5%, come faccio a sapere se questo dato è veritiero o meno? Questa può sembrare una domanda sfiduciosa da fare nei confronti del venditore ma quando guardiamo gli studi condotti nel mondo, come negli Stati Uniti, Canada, Repubblica Ceca, uno dei quali l’ho condotto personalmente analizzando 46 prodotti diversi al CBD, ci si rende conto che in tutti questi studi emergono una serie di problemi.
I problemi riscontrati sono legati ai contenuti di cannabinoidi riportati in etichetta che spesso non sono corretti. Inoltre, sono presenti agenti contaminanti che non dovrebbero esserci, soprattuto per persone malate che utilizzano olii al CBD.
Sicuramente dobbiamo migliorare sia sul lato della qualità che della sicurezza.
Quali sono i problemi con gli agenti contaminanti? Pensiamo ad esempio a metalli pesanti e pesticidi che sono stati concentrati durante le operazioni di estrazione; oppure solventi usati per l’estrazione che non sono stati completamente rimossi o batteri che possono essere presenti nel prodotto. Questo ci riporta a una domanda fondamentale: “Da dove proviene la Cannabis utilizzata?”.
Penso che dovrebbe essere più chiaro per il consumatore sapere la provenienza della Cannabis e chi ha creato il prodotto.
È molto facile dire: “Hey, questa Cannabis è stato coltivata in maniera biologica e utilizziamo solo CO2…questo prodotto è quindi sicuro per l’utilizzo…” ma abbiamo bisogno che questi dati vengano realmente controllati.
Quindi la prima cosa da fare è conoscere la provenienza della materia prima. La seconda è sapere se, ad esempio, quel 5% di CBD, è realmente presente o meno.
Una cosa è se l’etichetta riporta il 5% e nel prodotto è presente il 4,8% di CBD. In questo caso penso che possiamo essere tolleranti… Ma basandomi sugli studi che ho visto e condotto, molto spesso la quantità realmente presente è il 50% in meno, a volte l’80% o il 90% in meno e in alcuni casi il CBD semplicemente non è presente.
3 Comments
Il morbo di Parkinson non viene citato ma ho visto filmati dove l effetto è tangibile
Certo, ne parliamo nell’articolo: http://cannabiscienza.it/pubblicazioni/le-patologie-trattabili/
So con precisione che l’olio cbd al 5%,preso ogni giorno e gocce per vIA orale, e curativo per abbassare la glicemia, la pressione, e la psoriasi. Capisco che alle casefarmaucetiche non conviene fare ricerche in proposito, perché preferiscono curare, piuttosto che guarire.