Preservare il fitocomplesso nell’olio di Cannabis: metodica di estrazione

In questo articolo approfondiamo la metodica di preparazione dell’olio di Cannabis sviluppata dal docente di Cannabiscienza Marco Ternelli e colleghi.

Una metodica che si caratterizza per la preservazione del fitocomplesso della pianta durante il processo di produzione dell’oleolita.

 

INDICE

1. INTRODUZIONE

Il fitocomplesso della Cannabis Sativa è l’insieme dei suoi principi attivi e costituenti che, in maniera sinergica, contribuiscono a determinare le proprietà terapeutiche della pianta.

Degli oltre 700 metaboliti presenti nella Cannabis, i principali sono sicuramente i cannabinoidi, responsabili della maggior parte degli effetti terapeutici, ma anche i terpeni -i cosiddetti oli essenziali– possono contribuire a determinarne l’attività biologica.

I vari metodi sviluppati fin ora per estrarre i principi attivi della Cannabis si sono concentrati soprattutto sulla resa finale di cannabinoidi, in particolare del tetraidrocannabinolo (THC) e del cannabidiolo (CBD), tralasciando la componente terpenica.

Un gruppo di ricercatori italiani ha pensato di ovviare a questo problema, sviluppando nuovi metodi per la preparazione di olio di Cannabis terapeutica ad alto contenuto di cannabinoidi e terpeni.

 

2. CANNABINOIDI E TERPENI

La Cannabis terapeutica, secondo il documento ufficiale  del Ministero della Salute, può essere assunta o per via orale o per inalazione (per un approfondimento leggi il nostro articolo Come si usa la Cannabis terapeutica?)

Tra le varie preparazioni per uso orale, molto importanti sono gli estratti, i quali permettono di conservare la componente terapeutica e rendere la somministrazione più pratica.

L’olio di Cannabis rappresenta la categoria di estratti più utilizzati. Essi sono dei preparati di consistenza viscosa, da cui il termine olio, che contengono una dose concentrata dei principi attivi della pianta. Tra questi soprattutto i cannabinoidi, THC o di CBD in particolare, a seconda della varietà da cui sono estratti.

In generale, i vari metodi di estrazione tendono ad escludere gli altri costituenti della Cannabis, tra cui la componete terpenoide, che pure ha dimostrato possedere vari effetti biologici.

Tra i terpeni, il β-mircene, il limonene, il trans-ocimene e l’α-terpinolene sono i più abbondanti monoterpeni nelle infiorescenze di Cannabis, mentre il β-cariofillene e l’α-humulene sono i sesquiterpeni più rappresentati.

A questi composti sono stati ascritte proprietà principalmente anti-infiammatorie e anti-batteriche.

Il terpeni vengono persi durante la preparazione degli oleoliti a causa del processo di decarbossilazione, che viene applicato al materiale vegetale per convertire i cannabinoidi acidi in composti neutri. Questo processo, che prevede l’utilizzo di alte temperature, può causare la completa perdita della frazione terpenica, che è la più volatile tra tutte.

Per questo motivo, un gruppo di studiosi italiani si è messo all’opera per cercare un metodo per ottenere olio di Cannabis ad alto contenuto di terpeni oltre che, ovviamente, di cannabinoidi.

3. OLIO DI CANNABIS: LO STUDIO

Il lavoro dal titolo “Innovative methods for the preparation of medical Cannabis oils with a high content in both cannabinoids and terpenes” (Metodi innovativi per la preparazione di oleoliti di cannabis terapeutici ad alto contenuto di cannabinoidi e terpeni) è stato pubblicato sul numero di aprile della rivista Journal of Pharmaceutical and Biomedical Analysis. [1]

Primo autore dello studio è il farmacista titolare Marco Ternelli, già collaboratore e docente di Cannabiscienza nei corsi e-learning, che insieme ad un gruppo di ricercatori dell’Università di Modena e Reggio Emilia ha provveduto alla caratterizzazione chimica di diversi oleoliti di Cannabis terapeutica, ottenuti con protocolli di estrazione sia innovativi che già esistenti, per sviluppare un metodo con rese altamente efficienti di cannabinoidi e di terpeni.

Il Dr. Ternelli nel suo laboratorio galenico per il corso CM per Farmacia ed Industria

Come materiale di partenza per l’estrazione gli studiosi hanno utilizzato le inflorescenze della varietà di Cannabis olandese Bedrocan, caratterizzata da un contenuto di THC del 22% e di CBD inferiore all’1%.

Sono stati testati sei diversi metodi di estrazione, di cui quattro già noti e due sviluppati de novo, di cui uno solo non prevedeva la decarbossilazione del materiale vegetale.

Per analizzare il contenuto finale di cannabinoidi è stata utilizzata la cromatografia liquida ad alta prestazione con rivelatore ad elettrospray accoppiata con spettrometria di massa (HPLC-ESI-MS/MS).

La componente terpenica è stata invece analizzata con gascromatografia accoppiata a spettrometria di massa (GC-MS) o mediante gascromatografia accoppiata ad un rivelatore ad ionizzazione di fiamma (GC-FID).

4. OLIO DI CANNABIS: I RISULTATI

In generale, per quanto riguarda i cannabinoidi, quando la fase di decarbossilazione è stata inclusa nel protocollo di estrazione, la resa in THC è aumentata rispetto a quella del corrispondente composto acido (THCA).

In questa prospettiva, il preriscaldamento del materiale vegetale di partenza è raccomandato rispetto alla macerazione diretta delle infiorescenze in olio di oliva.

D’altra parte, condizioni di decarbossilazione spinta (145°C) hanno portato a un prodotto finale quasi privo di terpeni. Contenuto che è stato mantenuto con una decarbossilazione più blanda (115°C).

I migliori risultati in termini di cannabinoidi e terpeni sono stati ottenuti con un’estrazione diretta a temperatura ambiente, effettuata in olio d’oliva con una fase di pre-estrazione in etanolo, successivamente evaporato tramite rotavapor (condizione che permette di standardizzare il titolo dell’olio potendo variare la quota inserita di resina secondo necessità), partendo da infiorescenze precedentemente decarbossilate a temperature moderate, in un sistema chiuso.

5. OLIO DI CANNABIS SECONDO IL METODO TERNELLI: LE CONCLUSIONI

Sebbene sia un argomento ancora dibattuto nella comunità scientifica internazionale, l’effetto entourage può essere definito il risultato dell’azione sinergica di tutti i costituenti della Cannabis Sativa.

Secondo questa definizione, ad esempio, l’azione dei fitocannabinoidi potrebbe essere modulata e migliorata dalla presenza degli altri costituenti della Cannabis, terpeni in primis.

Per questo motivo, ottenere degli estratti di Cannabis che mantengano anche la componente terpenica, può rappresentare un valore aggiunto per migliorare l’efficacia terapeutica dell’olio di Cannabis.

Inoltre, con i metodi attualmente in uso nelle farmacie si rischia di non avere un prodotto ben standardizzato, a causa anche delle normative che a volte variano da regione a regione.

E’ vero che i costi delle apparecchiature sono elevati, ma secondo il dottor Ternelli:

“con queste nuove metodologie potremmo offrire sia ai farmacisti preparatori che ai medici prescrittori un valido strumento per standardizzare il contenuto degli estratti della Cannabis Sativa, in modo da ottenere un prodotto innanzitutto appetibile dal punto di vista organolettico ma che mantenga anche tutte le caratteristiche del fitocomplesso di partenza”.

Se queste nuove metodologie venissero adottate da un numero sempre maggiore di farmacie, con il tempo i costi delle apparecchiature potrebbero anche diminuire.

In conclusione, grazie al lavoro di questo team tutto italiano, abbiamo ora dei nuovi protocolli di estrazione per preparare oleoliti di Cannabis terapeutica standardizzati e con un contenuto elevato di composti bioattivi.

Referenze

  1. Marco Ternelli, Virginia Brighenti, Lisa Anceschi, Massimiliano Poto, Davide Bertelli, Manuela Licata, Federica Pellati.
    Innovative Methods for the Preparation of Medical Cannabis Oils With a High Content of Both Cannabinoids and Terpenes.
    J Pharm Biomed Anal. 2020 Apr 6;186:113296.[]
Autore
Fabio Turco
Neurogastrocannabinologo - Chimico Farmaceutico

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