Olio al CBD: problemi e soluzioni

Oggi abbiamo parlato con il dott. Arno Hazekamp, biochimico, ricercatore sulla Cannabis Medicinale e consulente alla Hazekamp Herbal Consulting BV.

In questa video intervista il dott. Hazekamp delinea i problemi degli olii al CBD che si trovano in mercato. Purtroppo molti prodotti non sono quello che dicono di essere.

INDICE

QUALI SONO I PRINCIPALI PROBLEMI DEGLI OLII AL CBD CHE SI TROVANO IN COMMERCIO?

A. Hazekamp: la molecola del CBD ha delle proprietà meravigliose: anche ad alte concentrazioni non è tossica, è stata testata in trial clinici nella forma di Epidiolex e sembra funzionare veramente molto bene. Si prospetta quindi un grande futuro per il CBD.

Per coloro che hanno bisogno di capire meglio cosa sia un oleolita di CBD, abbiamo il Vademecum adatto. Scopri di più qui:

Però il problema è che non assumiamo CBD puro, in forma di polvere, ma lo consumiamo sotto forma di un prodotto. Questo significa che qualcuno ha acquistato o prodotto del CBD, ha utilizzato composti chimici per effettuare un’estrazione ed ha creato un prodotto finito.

Ritengo che il problema più grande con i prodotti a base di CBD sia sapere da dove il CBD provenga e cosa sia effettivamente presente nel prodotto finito.

Siamo quindi dinanzi un problema di analisi chimiche. Se ad esempio acquisto un olio e questo riporta in etichetta un contenuto di CBD del 5%, come faccio a sapere se questo dato è veritiero o meno? Questa può sembrare una domanda sfiduciosa da fare nei confronti del venditore ma quando guardiamo gli studi condotti nel mondo, come negli Stati Uniti, Canada, Repubblica Ceca, uno dei quali l’ho condotto personalmente analizzando 46 prodotti diversi al CBD, ci si rende conto che in tutti questi studi emergono una serie di problemi.

I problemi riscontrati sono legati ai contenuti di cannabinoidi riportati in etichetta che spesso non sono corretti. Inoltre, sono presenti agenti contaminanti che non dovrebbero esserci, soprattuto per persone malate che utilizzano olii al CBD.

Sicuramente dobbiamo migliorare sia sul lato della qualità che della sicurezza.

Quali sono i problemi con gli agenti contaminanti? Pensiamo ad esempio a metalli pesanti e pesticidi che sono stati concentrati durante le operazioni di estrazione; oppure solventi usati per l’estrazione che non sono stati completamente rimossi o batteri che possono essere presenti nel prodotto. Questo ci riporta a una domanda fondamentale: “Da dove proviene la Cannabis utilizzata?”.

Penso che dovrebbe essere più chiaro per il consumatore sapere la provenienza della Cannabis e chi ha creato il prodotto.

È molto facile dire: “Hey, questa Cannabis è stato coltivata in maniera biologica e utilizziamo solo CO2…questo prodotto è quindi sicuro per l’utilizzo…” ma abbiamo bisogno che questi dati vengano realmente controllati.

Quindi la prima cosa da fare è conoscere la provenienza della materia prima. La seconda è sapere se, ad esempio, quel 5% di CBD, è realmente presente o meno.

Una cosa è se l’etichetta riporta il 5% e nel prodotto è presente il 4,8% di CBD. In questo caso penso che possiamo essere tolleranti… Ma basandomi sugli studi che ho visto e condotto, molto spesso la quantità realmente presente è il 50% in meno, a volte l’80% o il 90% in meno e in alcuni casi il CBD semplicemente non è presente.

Ci sono molti prodotti sul mercato che non sono quello che dicono di essere.

Se utilizzi un olio al 5% di CBD e scopri che quell’olio non è altro che olio di oliva con uno strano sapore, questa non è soltanto una truffa perché stai pagando un prodotto per quello che non è, ma cosa succede se ti stai affidando alle proprietà benefiche del CBD perché soffri di cancro, epilessia o altre malattie degenerative? Stai utilizzando un placebo senza nemmeno saperlo.

In questo caso vengo truffato doppiamente. La mia salute potrebbe addirittura peggiorare perché non sto assumendo il mio CBD. Questo è l’elemento del nascente mercato del CBD che personalmente mi fa più arrabbiare. Penso che ci possa essere una soluzione migliore per controllare la qualità dei prodotti ed assicurarsi che i prodotti disponibili siano affidabili ma dovrebbero anche esserci sanzioni più pesanti per le persone che non lavorano correttamente.

Stiamo chiudendo i centro di produzione che non lavorano bene? Stiamo controllando che i laboratori facciano le cose giuste? Penso ci sia ancora ampio margine di miglioramento in questi settori.

Ciò nonostante, nel mercato esistono anche prodotti al CBD di altissima qualità. Alcuni di questi vengono sottoposti a trial clinici e riportano le esperienze di diversi pazienti.

La domanda adesso diventa: come collezioniamo questi dati e li rendiamo disponibili per i medici e farmacisti che necessitano di queste informazioni per curare i pazienti con i quali lavorano ogni giorno?

Autore
Arno Hazekamp

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