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Il Cannabidiolo (CBD) e gli effetti sulla psiche

1. Il podcast: CBD e psiche

Stagione 4, episodio 7

2. Il CBD interagisce con il sistema nervoso centrale

In uno studio clinico del 2009, gli scienziati hanno ricercato quali siano i circuiti neurali responsabili degli effetti ansiolitici del CBD. In questo studio venivano mostrate immagini spaventose a 15 soggetti sani, per poi monitorarne le reazioni, in presenza o meno di CBD (600 mg) o THC. Il CBD è stato in grado di attenuare le risposte agli stimoli paurosi in due aree cerebrali che modulano le nostre emozioni, ovvero nel cingolato anteriore e posteriore e nell’amigdala.
Dunque, gli effetti del CBD sull’attivazione dei neuroni nelle regioni limbiche e paralimbiche, possono contribuire alla sua capacità di ridurre l’eccitazione neuronale e quindi l’ansia soggettiva provocata da situazioni paurose.

Un altro studio ha indagato altri meccanismi del CBD, osservando che è in grado di attenuare il livello di ossigenazione del sangue nell’amigdala di soggetti sani, esposti a diversi livelli di ansia. Questa scoperta può essere utile per la gestione della paura nei pazienti che soffrono del disturbo da stress post-traumatico (PSTD).

3. Meccanismi d’azione del CBD

Il CBD ha una bassa affinità per i recettori CB1 e CB2, ma è in grado di interagire con numerosi altri target recettoriali e modulare gli enzimi coinvolti nella degradazione degli endocannabinoidi. Infatti, tramite l’inibizione dell’enzima FAAH (fatty acid amide hydrolase), produce un aumento dei livelli di Anandamide, con conseguente aumento del tono dell’umore. Questo è probabilmente il principale meccanismo d’azione del CBD, ma non di certo l’unico. Ad esempio gli effetti antidepressivi e pro-sociali del CBD sono attribuibili alla sua capacità di attivare i recettori serotoninergici 5-HT1A.

Un altro meccanismo d’azione con il quale il CBD può esercitare il suo ruolo, specialmente nell’elaborazione delle memorie traumatiche, è attraverso un aumento della neurogenesi (creazione di nuove connessioni cerebrali) nell’ippocampo, un’area cerebrale ben nota per l’apprendimento e memoria. Questa è considerata una caratteristica importante soprattutto per permettere di affrontare i ricordi traumatici nei pazienti con PTSD.

4. CBD Vs sostanze stupefacenti

Alcune ricerche hanno dimostrato che il CBD è un modulatore allosterico negativo dei recettori μ-δ oppioidi. Un modulatore allosterico negativo è una molecola che si lega ad un recettore in un sito diverso dal ligando (molecola in grado di legare un recettore e indurre una funzione biologica) e, sebbene ciò non produca nessun effetto farmacologico di per sé, diminuisce l’effetto del ligando (in questo caso gli oppiodi). Quindi, il CBD riduce l’azione degli oppiodi e per questo può essere indicato nei fenomeni di tolleranza da oppiodi. Il CBD è anche un modulatore allosterico negativo dei recettori CB1 e ciò sembra spiegare la riduzione degli effetti psicotropi del THC, quando assunto in combinazione con il CBD.

Per approfondire questo interessantissimo argomento vi consigliamo di leggere l’articolo “CBD in neuropsichiatria: gli effetti del Cannabidiolo nel cervello”

Viola Brugnatelli
Direttrice scientifica di Cannabiscienza e ricercatrice in neuroscienze presso l’Università degli Studi di Padova

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