1. CONSUMO DI CANNABIS NEI GIOVANI
Secondo i dati della Direzione Nazionale Antimafia (DNA), in Italia il fatturato proveniente dal consumo di cannabis è di circa 11,6 miliardi di euro all’anno. Questa stima è stata calcolata considerando solo la cannabis sequestrata, che sempre secondo la DDA ammonterebbe al 20% del totale circolante.
I consumatori italiani sono circa 6 milioni. C’è chi lo fa a scopo ricreativo, chi terapeutico, chi consuma la “Cannabis Light”, ovvero cannabis per fini industriali, con un rapporto CBD>THC (quest’ultimo intorno allo 0,2%).
La Relazione del 2020 diffusa dalla direzione centrale per i Servizi antidroga (Dcsa), calcola che i consumatori di cannabis appartengono al 25,3% alla fascia di età compresa tra i 20 e i 24 anni, mentre i minorenni rappresentano il 6,3% del totale.
Giovani e giovanissimi si avvicinano alla cannabis di solito spinti da dinamiche di gruppo, dal gusto per la trasgressione o dalla voglia di provare un’esperienza diversa. In questo primo approccio alla sostanza sono praticamente lasciati da soli, perché anche se sono avvenuti notevoli cambiamenti negli ultimi 20 anni, parlare di cannabis (o di sostanze stupefacenti in generale) a scuola, in famiglia o nei luoghi di aggregazione è ancora spesso un tabù.
Lo status illegale della cannabis in Italia non aiuta certo i giovani a reperire facilmente informazioni, per cui spesso si trovano senza nessuno con cui confrontarsi e senza essere veramente consapevoli della sostanza che stanno assumendo.
Il fatto che per acquistare cannabis si è costretti a rivolgersi nella maggior parte dei casi al mercato illegale, complica ancora di più la situazione: a volte si ha a che fare con dei veri e propri criminali e spesso non si ha nessuna garanzia su cosa si stia effettivamente consumando. Quest’ultimo punto è di importanza cruciale, perché gli effetti della cannabis – sia quelli ricercati che quelli dannosi- dipendono dal contenuto in principi attivi (THC e CBD principalmente), dalla dose, dalla modalità di somministrazione e dall’interazione con altre sostanze.
Avvicinarsi ad una qualsiasi sostanza -alla cannabis, all’alcol o altro- senza la giusta consapevolezza, senza considerare i rischi potenziali per la salute, anche in considerazione della propria età, è un azzardo che sarebbe meglio evitare.
2. I RISCHI DEL CONSUMO DI CANNABIS TRA I GIOVANI
Nei giovani e negli adolescenti i rischi potenziali nell’assumere cannabis riguardano soprattutto la possibilità di sviluppare problematiche psichiche e psicologiche.
L’adolescenza rappresenta un periodo fondamentale per lo sviluppo neuronale, in cui si verificano cambiamenti sinaptici e strutturali critici, soprattutto nelle regioni del cervello coinvolte nella cognizione, nell’autoregolazione e nell’elaborazione emotiva.
Dalla nascita fino oltre i 20 anni, il cervello è in continuo sviluppo. Durante l’infanzia, c’è un’abbondante formazione di nuove sinapsi, in particolare nella corteccia cerebrale. In seguito, si osserva un processo di “potatura”, con l’eliminazione delle connessioni inutilizzate o ridondanti e il miglioramento delle sinapsi che sono utilizzate. Il cervello, tuttavia, non matura in tutte le regioni allo stesso tempo: le regioni più rudimentali, come quelle che permettono il movimento e le funzioni somato-sensoriali e l’elaborazione generale delle informazioni, maturano prima (nell’infanzia), mentre altre coinvolte nel controllo degli impulsi, nella pianificazione strategica o nel comportamento sociale maturano più tardi, nell’adolescenza, insieme allo sviluppo della corteccia prefrontale.
Tutti questi cambiamenti possono essere considerati come un “complesso processo, geneticamente modellato, di consolidamento degli hub della rete anatomica cerebrale”. [1]
Queste considerazioni indicano che il cervello adolescente è una struttura in continuo rimodellamento, con complessi processi neurofisiologici che portano alla formazione di nuovi circuiti. Ciò implica che, negli adolescenti, il cervello sia più “fragile” ed incline a subire danni.
Gli effetti psicotropi della cannabis sono dovuti principalmente all’interazione del THC con i recettori CB1, espressi in maniera abbondante nel cervello.
Vari studi, negli ultimi anni, hanno cercato di capire se l’utilizzo di cannabis nell’adolescenza sia a rischio di sviluppo di problematiche neurologiche, come psicosi o disordini dell’umore.
I risultati, spesso contrastanti, sono stati riassunti dal Prof. Stefan Dhein dell’Università di Lipsia, che in un articolo apparso nel 2020 sulla rivista Pharmacology, ha analizzato gli studi precedenti effettuati in questo ambito. [2]
Le problematiche principali legate all’utilizzo precoce di cannabis nell’adolescenza sono dovute all’impatto che la sostanza può avere sulle funzioni cerebrali o cognitive. Come già sottolineato in un precedente articolo, in soggetti particolarmente vulnerabili, l’utilizzo di cannabis può portare alla “slatentizzazione” delle psicosi, un fenomeno per cui l’esordio di una psicosi può essere accelerato o scatenato. Per questo motivo, la cannabis è sconsigliata per chi ha una storia familiare di psicosi o disturbi del comportamento.
L’articolo del Prof. Dhein conclude affermando che:
“sembra che faccia differenza se un adulto o un adolescente prenda la cannabis. Gli studi clinici e sugli animali indicano che l’uso cronico di cannabis nell’adolescenza può risultare in deficit psico-emotivi e può arrestare lo sviluppo della personalità. Tuttavia, non tutti gli individui reagiscono allo stesso modo, e ci sono grandi differenze in letteratura; per questo, ulteriori studi sono necessari per chiarire quali fattori di rischio possono contribuire ad un effetto negativo del consumo di cannabis nell’adolescenza”.
Considerando questo e altri studi precedenti, si può concludere che è fortemente sconsigliato iniziare a consumare cannabis quando il cervello non è ancora pienamente sviluppato, soprattutto nel periodo dell’adolescenza.
Da queste premesse, la preoccupazione che una liberalizzazione dell’utilizzo di Cannabis Terapeutica o una liberalizzazione tout court possano indurre i giovani e gli adolescenti all’utilizzo di cannabis, è più che legittima.
3. LA LEGALIZZAZIONE DELLA CANNABIS NON INDUCE UN AUMENTO DI CONSUMO NEI GIOVANI
Se la preoccupazione per i giovani è legittima, i dati provenienti dai Paesi in cui si è legiferato per una maggiore libertà nell’utilizzo della cannabis, sicuramente possono contribuire a rasserenare gli animi e a scongiurare questa preoccupazione.
L’ultimo di questi studi è intitolato “Medical marijuana laws (MMLs) and dispensary provisions not associated with higher odds of adolescent or heavy marijuana use: A 46 state analysis, 1991-2015” ed è stato recentemente pubblicato sulla rivista Substance Abuse. [3]
In questo lavoro, i ricercatori affiliati alla John Hopkins University, alla Harvard University e alla Commissione per il Controllo della Cannabis (Cannabis Control Commission) del Massachusetts, hanno esaminato i dati raccolti da un totale di 46 stati in un periodo di 25 anni.
I ricercatori hanno analizzato le tendenze nell’uso della cannabis tra più di un milione di adolescenti dal 9° al 12° grado (corrispondenti alle nostre scuole superiori), usando i dati dello Youth Risk Behaviour Survey (sondaggio sui comportamenti a rischio nei giovani) raccolti dal 1991 al 2015.
Nell’articolo, sulla scia di altri lavori simili precedenti, i ricercatori affermano che “nel periodo dal 1991 al 2015, non hanno trovato nessuna prova di un aumento nel numero di adolescenti che riferiscono un uso di cannabis nei 30 giorni precedenti all’intervista, o un uso pesante di cannabis associato all’emanazione di leggi che regolano la Cannabis Medica o ai dispensari di Cannabis Medica operativi”.
Non solo, i ricercatori aggiungono anche che “la nostra scoperta principale è stata che gli adolescenti residenti in Stati in cui la Cannabis Terapeutica è stata legalizzata, avevano probabilità significativamente più basse di usare cannabis negli ultimi 30 giorni, rispetto agli adolescenti residenti in stati senza leggi sulla Cannabis Terapeutica (6% in meno). Nelle analisi stratificate per grado, i ragazzi del 9° anno (primo anno delle superiori) avevano il 9% di probabilità in meno, mentre non c’erano differenze per gli altri livelli di grado”.
4. GLI ATTIVISTI AMERICANI RILANCIANO QUESTO STUDIO. COSA SUCCEDE IN ITALIA?
In un comunicato stampa dell’Organizzazione Nazionale per la Riforma delle Leggi sulla Marijuana (NORML), Paul Armentano, il vice direttore del gruppo, ha sottolineato che i risultati dello studio supportano un’ulteriore riforma delle politiche nazionali sulla Cannabis.
“Questi dati, raccolti in 46 stati per più di due decenni, mostrano inequivocabilmente che l’accesso alla Cannabis Medica può essere regolato in un modo che sia sicuro, efficace e che non abbia un impatto involontario sulle abitudini dei giovani”. “Questi risultati dovrebbero rassicurare i politici e le persone che l’esperienza del mondo reale degli Stati con la Cannabis Medica accessibile è un successo, sia dal punto di vista della salute che della sicurezza pubblica”.
Cosa succede invece in Italia?
In questi giorni sono in discussione al Parlamento due proposte di legge per la legalizzazione della cannabis, non solo a scopo terapeutico.
Più di 60 anni di letteratura scientifica hanno chiarito che la cannabis è una sostanza con notevoli proprietà terapeutiche, utile in numerose patologie.
Gli effetti collaterali dell’assunzione di Cannabis Terapeutica sono di solito ben tollerati, meno pesanti di molti farmaci acquistabili in farmacia, minori dell’alcol e anche del tabacco e, a differenza di queste sostanze acquistabili legalmente, è fondamentalmente impossibile un’overdose da cannabis.
La cannabis deve essere utilizzata con cautela e non dovrebbe diventare un’abitudine perché provoca dipendenza, ma in maniera molto minore di alcol e tabacco.
In un articolo apparso su Lancet nel 2014 viene mostrata una scala delle dipendenze, con valori che vanno da 0 (nessuna dipendenza) a 3 (massima dipendenza fisica e psichica, pari al valore dell’eroina): alla cannabis è stato attribuito un valore di 1,51, all’alcol 1,93, al tabacco 2,21. [4]
Considerando che, come descritto, una modifica delle leggi verso una maggiore apertura non comporta un aumento del consumo da parte di giovani e adolescenti, ma anzi in alcuni casi lo diminuisce, sembrerebbe proprio che, dal punto di vista della salute pubblica, non ci siano valide motivazioni scientifiche per continuare ad inserire la cannabis e i suoi costituenti nelle tabelle delle sostanze stupefacenti.
Referenze
- Whitaker KJ, Vértes PE, Romero-Garcia R, Váša F, Moutoussis M, Prabhu G, et al.
Adolescence is associated with genomically patterned consolidation of the hubs of the human brain connectome.
Proc Natl Acad Sci U S A. 2016 Aug 9;113(32):9105–10[↑] - Stefan Dhein.
Different Effects of Cannabis Abuse on Adolescent and Adult Brain.
Pharmacology. 2020;105(11-12):609-617[↑] - Julie K Johnson, Renee M Johnson, Dominic Hodgkin, Abenaa A Jones, Alexandra Kritikos, Samantha M Doonan, Sion K Harris.
Medical marijuana laws (MMLs) and dispensary provisions not associated with higher odds of adolescent marijuana or heavy marijuana use: A 46 State Analysis, 1991-2015.
Subst Abus. 2021 Mar 22;1-5.[↑] - Nutt D, King LA, Saulsbury W, Blakemore C (March 2007).
Development of a rational scale to assess the harm of drugs of potential misuse.
Lancet. 369 (9566): 1047–53[↑]