1. LA SINDROME DEL DOLORE MIOFASCIALE
La sindrome del dolore miofasciale è una patologia dolorosa di origine muscolare di non facile classificazione; negli anni, ci si è riferito a questa patologia con terminologie diverse: fibromialgia, miosite, fibrosite, mialgia, miogelosi, miofascite, miofibrosite interstiziale, reumatismo muscolare e stiramento muscolare. Può essere primaria o secondaria ad altre patologie e praticamente tutti, almeno una volta nella vita, sono stati colpiti da questa sindrome.
Gli elementi patologici caratteristici sono rappresentati da dolore muscolare continuo e localizzato, contrattura e spesso nevralgia.
L’elemento caratteristico è la presenza di un trigger point (punto scatenante) che è rappresentato da una porzione circoscritta di muscolo, indurita e dolente alla digitopressione, che può evocare dolore in una area muscolare anche distante. L’eziopatologia di questa sindrome è sconosciuta, anche se è spesso correlata a condizioni di stress psicofisico.
Gli attuali approcci terapeutici per la gestione dei trigger point sono l’agopuntura (i punti delle mappe di agopuntura corrispondono con i trigger points in una percentuale del 71%, ndr), iniezioni di analgesici e/o miorilassanti e massaggio profondo.
2. LO STUDIO SUI DOLORI TEMPOROMANDIBOLARI

La tabella rappresenta il contenuto di cannabinoidi nell’olio scelto per la sperimentazione.
La sindrome del dolore miofasciale spesso colpisce i muscoli masticatori, soprattuto nella regione temporomandibolare, causando dolore al viso e al collo, mal di testa e dolore all’orecchio. Si parla in questo caso di dolori temporomandibolari (TMD).
Il bruxismo è uno dei principali fattori di rischio per questa condizione dolorosa. Esso è determinato da una maggiore attività del sistema limbico, che porta ad un aumento della forza di contrazione muscolare che persiste nonostante la fine della funzione motoria. Praticamente è come se si continuasse a masticare anche senza volerlo, con i denti che si toccano e strofinano continuamente, soprattuto mentre si dorme ma anche da svegli. Dall’8 al 30% della popolazione mondiale soffre di bruxismo.
Un gruppo di ricercatori dell’università di Katowice in Polonia ha testato gli effetti miorilassanti del Cannabidiolo (CBD) nei dolori tempomandibolari, in uno studio, pubblicato sul Journal of Clinical Medicine, dal titolo Myorelaxant Effect of Transdermal Cannabidiol Application in Patients with TMD: A Randomized, Double-Blind Trial (Effetto miorilassante dell’applicazione transdermica di cannabidiolo in pazienti con TMD: una sperimentazione randomizzata, in doppio cieco).
Per questa ricerca, sono stati selezionati 60 pazienti con dolori temporomandibolari, divisi in due gruppi, il gruppo sperimentale e il controllo. Al primo gruppo è stata applicato un cerotto transdermico sul muscolo massetere destro e sinistro (mandibola al di sotto dello zigomo) contenente un unguento a base di CBD al 20% (l’olio di CBD usato è stato lo Charlotte’s Web Hemp Extract Oil Formula Olive Oil 30). Al secondo gruppo è stato applicato solo il cerotto, senza CBD (placebo).
Entrambi i gruppi sono stati sottoposti ad una prima visita di controllo e ad una seconda dopo 14 giorni di applicazione del cerotto. E’ stata misurata sia l’intensità del dolore percepito attraverso un questionario standardizzato (scala analogica visuale, VAS), sia la tensione muscolare del massetere (μV), attraverso l’applicazione di particolari elettrodi nella zona mandibolare.
3. I RISULTATI CONFERMANO L’EFFETTO MIORILASSANTE DEL CBD
Entrambi i gruppi non presentavano differenze di età o di sesso ed hanno utilizzato il cerotto 2 volte al giorno.
Nel caso del gruppo sperimentale, dopo 14 giorni, si è evidenziato un effetto significativo del CBD sul livello medio dell’attività elettrica dei muscoli masseteri (11% di riduzione nel muscolo massetere destro e 12,6% nel sinistro); nel caso del gruppo controllo, in cui non è stato applicato il CBD, non si è verificata nessuna riduzione dell’attività del muscolo.
Anche l’intensità del dolore, secondo la scala VAS, è stata significativamente ridotta nel gruppo sperimentale: 70,2% rispetto al gruppo controllo, in cui si è registrata una riduzione del solo 9,81%.
4. CBD E CEROTTI: LE CONCLUSIONI
La moltitudine di potenziali usi dei cannabinoidi sta provocando un cambiamento nella loro percezione da parte della popolazione generale, passando da composti erboristici ricreativi, a farmaci specifici utilizzati in molte patologie, tra cui anche la sindrome del dolore miofasciale.
Sebbene l’inalazione sia il metodo di assunzione preferito per i cannabinoidi, anche l’applicazione di cerotti non dovrebbe essere sottovalutata, soprattutto per il CBD che, avendo la struttura chimica più polare tra i cannabinoidi, ben si presta per l’utilizzo transdermico.
I risultati di questo studio mostrano che l’applicazione di un cerotto transderrmico a base di CBD è efficace nel ridurre il dolore temporomandibolare.
Di fatti, il team di ricercatori conclude affermando che “sebbene siano necessarie ulteriori ricerche in questo campo, il CBD, in alternativa al THC, dovrebbe essere preso in considerazione nella terapia dei muscoli masticatori, nei pazienti con dolore temporomandibolare”.
5. REFERENZE
- Nitecka-Buchta A, Nowak-Wachol A, Wachol K, Walczyńska-Dragon K, Olczyk P, Batoryna O, Kempa W, Baron S. Myorelaxant Effect of Transdermal Cannabidiol Application in Patients with TMD: A Randomized, Double-Blind Trial. J Clin Med. 2019 Nov 6;8(11). pii: E1886