Contro questo dato allarmante di 35 milionidi anziani, la comunità scientifica sta volgendo i propri sforzi per cercare cure più efficaci.
Come dimostrato dal Professor Javier Fernandez-Ruiz, dell’Università Complutense di Madrid i recettori dei cannabinoidi sono colpiti dalla neurodegenerazione tipica del morbo di Alzheimer; essi sono inoltre coinvolti nei processi di conservazione, riparazione e/o sostituzione di cellule neurali e gliali.
Nel cervello dei malati di Alzheimer si registra una forte diminuzione di acetilcolina, un neurotrasmettitore essenziale per la memoria e la cognizione. I cannabinoidi possono inibire l’enzima che degrada l’acetilcolina (chiamata acetilcolinesterasi), aumentandone la biosdisponibilità.
Inoltre i cannabinoidi possono offrire altri benefici aggiuntivi, come aumento dell’appetito e del peso e riduzione dell’ansia e dell’aggressività.
Come dimostrato dal Dipartimento di geriatria israeliano e il dipartimento di ricerca della Tikun Olam (azienda di prodotti medicinali a base di cannabinoidi) un olio vegetale ricco di CBD risulta efficace per il trattamento di soggetti con agitazione indotta da demenza, uno dei sintomi più comuni nei pazienti colpiti da demenza grave e nella malattia di Alzheimer.
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