1. COME SEI DIVENTATO UN ENDOCANNABINOLOGO? QUALE È STATO IL TUO PERCORSO FORMATIVO PER INSEGNARE OGGI IN UNIVERSITÀ LA CANNABIS E FARE RICERCA SUL SISTEMA ENDOCANNABINOIDE?
Ho iniziato durante il dottorato di ricerca a concentrare parte degli studi al Sistema Endocannabinoide.
Come dottorando in neurofarmacologia l’obiettivo era di identificare nuovi target per il trattamento del dolore cronico di tipo neuropatico. Identificammo nel recettore CB2 un potenziale target, contribuendo alla sua identificazione sulle cellule microgliali che sono strettamente coinvolte nella genesi delle parestesie maggiormente associate al dolore neuropatico come allodinia tattile e iperalgesia termica.
Oggi insegno farmacologia all’Università e in genere il sistema cannabinoide viene affidato a me dai diversi coordinatori dei corsi in cui ho il piacere di insegnare.
2. QUALE È STATO AD OGGI IL LAVORO SULLA CANNABIS DI CUI TI SENTI PIÙ ORGOGLIOSO?
Ho diversi lavori a cui sono affezionato, ma, tra i tanti, il lavoro del 2010 menzionato qui sopra e pubblicato sulla rivista Neurobiology of Disease in cui identificavamo il recettore microgliale CB2 come potenziale target per il trattamento del dolore neuropatico penso sia quello che mi sta più a cuore.
Questo perché gli anni del dottorato e del post-dottorato, con tutti gli stress e le precarietà associate, restano quelli in cui un ricercatore si forma e dona tutto se stesso per questo lavoro.
3. QUALI SBOCCHI DI LAVORO NEL SETTORE CANNABIS PENSI POTREBBE AVERE UNO STUDENTE DI FARMACOLOGIA?
La ricerca di base, e anche la ricerca traslazionale e clinica sul Sistema Endocannabinoide è ancora in divenire.
Un farmacologo che si approccia alla ricerca sulla Cannabis e, più ingenerale sul sistema cannabinoide, avrà tanto da lavorare. Gli sbocchi, tuttavia, non sono solo quelli della ricerca: uno studente di farmacia potrebbe trovare stimolante la conoscenza del Sistema Endocannabinoide per diventare un farmacista preparatore, un medico invece per un diventare un medico prescrittore.
“Dico sempre ai miei studenti di medicina e di farmacia che si stanno laureando in un periodo particolare che vede questa pianta e le sue possibili derivazioni al centro di costante dibattito ma anche di enorme crescita”
4. QUALI LETTURE/LIBRI TI SENTI DI CONSIGLIARE ALLE PERSONE CHE SI VOGLIONO AVVICINARE AGLI ASPETTI FARMACOLOGICI DELLA PIANTA?
Consiglio i libri scritti da coloro che hanno operato nel settore dei cannabinoidi per molto tempo, come per esempio il Professor Roger Pertwee; Ovviamente consiglio ai tecnici anche di leggere articoli scientifici, review e opinion papers sull’argomento quanto possibile.
Cannabiscienza News è un ottimo servizio in questo senso, perché tramite articoli e podcast aggiorna l’audience circa le pubblicazioni scientifiche sull’argomento che la redazione ritiene più rilevanti.
5. HAI AVUTO DEI MENTORI O DELLE FIGURE DI ISPIRAZIONE?
Da questo punto di vista sono stato molto fortunato.
Penso che la più grande fortuna per un giovane ricercatore è quella di incontrare i giusti maestri. Il primo mentore è il Prof. Sabatino Maione, che ancora oggi mi segue, e che mi ha dato l’opportunità di fare carriera all’Università.
A lui devo l’approccio critico alla ricerca ma soprattutto una passione esagerata per le neuroscienze.
Per ciò che concerne il mondo dei cannabinoidi, ho avuto la fortuna di iniziare il dottorato di ricerca in un periodo in cui il Prof. Maione aveva una florida e stretta collaborazione con un top scientist nel settore dei cannabinoidi, ovvero Vincenzo Di Marzo, il quale non ha bisogno di alcuna presentazione nel settore. Grazie a Vincenzo, che ha creato un gruppo di ricerca che coordinava, abbiamo avuto la possibilità di collaborare anche con il Prof. Mechoulam, Pertwee e altre personalità di spicco nel campo della cannabinologia.
6. COME IMMAGINI SI SVILUPPERÀ NEL PROSSIMO FUTURO IL SETTORE DEL LAVORO ASSOCIATO ALLA PIANTA DI CANNABIS?
Per ciò che concerne la pianta, penso che ci saranno tanti altri sviluppi. E anche in questo l’incontro con le persone giuste si è rivelato di enorme importanza.
Io credo molto nella multidisciplinarietà della ricerca, penso che quello che oggi viene definito “brainstorming”, sia molto più eccitante se viene fatto da persone che hanno profili quanto più distanti gli uni dagli altri.
Per esempio come successo con il prof. Giuseppe Cannazza, chimico, e una persona veramente curiosa e di una acuta intelligenza; con lui abbiamo identificato dei nuovi composti in una varietà italiana di Cannabis. Ne abbiamo parlato in una intervista esclusiva che si può leggere e vedere qui: