Cannabis e lavoro: il neurogastroenterologo Fabio Turco

Cannabis e lavoro: quali sono le opportunità lavorative nel settore della Cannabis?
In questa intervista esclusiva condividiamo l’esperienza e il percorso di studio che ha portato il dott. Fabio Turco a diventare un neurogastroenterologo specializzato nel Sistema Endocannabinoide, ricercatore e capo redattore per Cannabiscienza.

INDICE

1. QUALE È STATO IL TUO PERCORSO FORMATIVO PER SCRIVERE ARTICOLI DIVULGATIVI SULLA SCIENZA DELLA CANNABIS E SISTEMA ENDOCANNABINOIDE?

La domanda è molto interessante, anche perché spesso la Scienza, in senso lato, è percepita da molti come qualcosa di dogmatico che cerca di imporre la sua visione. 

La Scienza invece è conoscenza e la conoscenza aiuta ad affrontare al meglio e con preparazione le situazioni della vita. 

Per questo è importante la divulgazione scientifica, per rendere accessibile ad un maggior numero di persone i “segreti” che la Scienza spesso custodisce e rende accessibile solo ad un piccolo numero di addetti ai lavori.  Per farlo bisogna essere molto preparati ed avere una cultura che spazi tra campi anche molto diversi tra di loro, in modo da uscire dai tecnicismi scientifici ed avere un linguaggio comprensibile a tutti.

Mi viene in mente una frase di Piero Angela, tra i più bravi divulgatori al mondo: 

“tutti sono capaci di parlare o di scrivere in modo oscuro e noioso: la chiarezza e la semplicità invece sono scomode. Non solo perché richiedono più sforzo e più talento, ma perché quando si è costretti a essere chiari non si può barare”

Il mio percorso formativo nasce innanzitutto dall’amore per la Scienza.
Questo ha portato a laurearmi in Chimica Farmaceutica, a continuare la mia formazione con un dottorato di ricerca in “Alimenti e Salute” e ad intraprendere una carriera scientifica nell’ambito della neurogastroenterologia. 

Durante questo percorso mi sono imbattuto nella Cannabis e nel Sistema Endocannabinoide e, date le grandi potenzialità di questa pianta, ho approfondito sempre di più queste due tematiche. Mi sono sempre reso conto, però, che il modo in cui veniva tratta la Cannabis dal grande pubblico e non solo, racchiudeva un atteggiamento di ostilità ingiustificata. 

Per questo ho sempre ritenuto di fondamentale importanza una corretta informazione sulla Cannabis che arrivasse ad un numero sempre più grande di persone e, grazie a Cannabiscienza, credo che siamo sulla buona strada per riuscirci.

Per ultimo, ma non con minore importanza, per scrivere buoni articoli divulgativi, oltre allo studio e alla passione per la ricerca scientifica, è importante leggere tanto, sempre e di tutto.

2. QUALE È STATO AD OGGI IL LAVORO DI RICERCA DI CUI TI SENTI PIÙ ORGOGLIOSO?

È un lavoro che ho portato avanti durante il periodo di dottorato, ma non c’entra con il mondo della Cannabis. In quel periodo lavoravo sulle cellule gliali enteriche, particolari cellule di rivestimento dei neuroni enterici.

Su queste cellule, sono riuscito ad identificare la presenza dei Toll-like receptors, recettori dell’immunità innata che servono a rilevare la presenza, tra l’altro, di antigeni batterici e virali.
Era la prima volta che venivano identificati su questo tipo di cellule, in particolare in quelle umane.

3. CANNABIS E LAVORO: QUALI SBOCCHI PROFESSIONALI NEL SETTORE CANNABIS PENSI POTREBBE AVERE UNO STUDENTE DI FARMACOLOGIA O BIOLOGIA?

Sono diversi anni che il settore della Cannabis è ormai in crescita, nonostante le politiche spesso penalizzanti portate avanti dai governi.

Ciò avviene in tutti gli ambiti di applicazione della Cannabis: medico-scientifico, agro-alimentare, cosmetico e quant’altro. Per questo gli sbocchi lavorativi sono molteplici: penso alla professione di agronomo, necessaria per implementare le varie coltivazioni; penso al controllo di qualità, di solito effettuato da chimici farmaceutici o biologi, indispensabile per i prodotti medici, alimentari o cosmetici.
Poi c’è il settore della ricerca, in cui c’è necessità da un lato di sperimentare nuove possibilità terapeutiche per la Cannabis, i cannabinoidi e i simil-cannabinoidi, dall’altro di capire le possibili interazioni con gli altri farmaci, nel caso di usi terapeutici già consolidati.
Il lavoro da fare è ancora molto è servono persone preparate e motivate.

4. QUALI LETTURE/LIBRI TI SENTI DI CONSIGLIARE ALLE PERSONE CHE SI VOGLIONO AVVICINARE AGLI ASPETTI BIOLOGICI E MEDICI DELLA PIANTA?

Sarò un po’ di parte, ma innanzi tutto consiglierei di leggere le pubblicazioni di Cannabiscienza, per farsi un’idea a 360 gradi sul modo della Cannabis Medica.

Per quanto riguarda i libri, consiglieri sicuramente un classico del genere, che ho letto anni fa e ho apprezzato molto: Marijuana – La medicina proibita. 

Questo libro è stato scritto da Lester Grinspoon, professore di psichiatria all’Università di Harvard. Purtroppo Grinspoon è da poco venuto a mancare -nel mese di giugno 2020- ma il suo libro, scritto nel 1995, è ancora attuale per come descrive i possibili usi terapeutici della Cannabis e le difficoltà che spesso si riscontrano nel suo reperimento.

Anche la storia personale di Grinspoon è degna di nota. Convinto da quanto si diceva in giro nell’America degli anni settanta, che la Cannabis fosse una sostanza molto pericolosa che danneggiava i ragazzi, iniziò a studiarla con l’intento di definire scientificamente la natura di questi danni. Ben presto però si accorse, testuali parole,  che “lui e il grande pubblico erano stati male informati e fuorviati”.

Iniziò così una carriera di attivista a favore dell’uso medico della Cannabis e della fine delle misure draconiane di proibizione della Cannabis.

5. HAI AVUTO DEI MENTORI (SIA DI PERSONA CHE FIGURE DI ISPIRAZIONE)?

Sarò stato sfortunato, ma di mentori in carne ed ossa non ne ho mai avuti. Potrei dire che mi sono fatto da solo… 

Però figure di ispirazione ne ho avute e ne ho tante. In tutti i campi, scienza, arte, politica, sport e altro. Fortunatamente nel corso della storia ci sono stati tanti grandi uomini che potrebbero essere presi come punto di riferimento.

Nel campo della scienza una fonte di ispirazione, soprattutto per la sua originalità, è stata ed è la figura di Kary Mullis– non solo perché è l’unica persona a cui io abbia mai chiesto un autografo… 

Kary B. Mullis è noto a tutti per aver sviluppato la Reazione Polimerasica a Catena (PCR), una tecnica che si potrebbe definire una pietra miliare della scienza, grazie alla quale la biologia molecolare e la genetica hanno fatto un notevole balzo in avanti. 

Figura molto eccentrica, oltre ad aver vinto il premio Nobel per la chimica nel 1993, Mullis è stato surfista, contestatore nella California degli anni ’70, scrittore di fantascienza e convinto sostenitore dell’uso di psichedelici. 

La sua carriera professionale è stata sempre molto movimentata. Dopo aver preso un dottorato a Berkley, ha lasciato la Scienza per scrivere di fantascienza, poi è entrato all’università di medicina del Kansas, dopo laureato ha gestito per due anni un panificio, è ritornato alla Scienza in una società di Biotecnologie e qui, nel 1983, ha messo a punto la PCR. 

In risposta ad un’intervista dopo aver vinto il Nobel, egli dichiara: “Cosa sarebbe successo se non avessi mai preso l’LSD? Avrei inventato la PCR ugualmente? Non lo so. Ne dubito. Ho seri dubbi.”

Tra i tanti aneddoti sulla sua vita, descritti nell’autobiografia “Ballando nudi nel campo della mente”, uno mi ha sempre molto divertito: quando era uno studente ventiduenne, Mullis scrisse una controversa pubblicazione dal titolo “Cosmological Significance of Time Reversal”, secondo cui esistevano zone nell’universo dove il tempo scorreva all’indietro. 

La pubblicazione, davvero molto speculativa, fu accettata della prestigiosa rivista Nature. Anni dopo, la stessa rivista Nature rifiutò, giudicandola poco importante, la pubblicazione nella quale Mullis descriveva la scoperta della PCR.

Per la serie nessuno è perfetto…

6. CANNABIS E LAVORO: COME IMMAGINI SI SVILUPPERÀ NEL PROSSIMO FUTURO IL SETTORE ASSOCIATO ALLA PIANTA DI CANNABIS?

Immagino che finalmente la Cannabis e i suoi costituenti verranno trattati come farmaci a tutti gli effetti e lo stigma attorno a questa pianta scomparirà del tutto. Questo più che altro è un auspicio, per un futuro non proprio immediato.

Nel breve, credo sia importante continuare con gli studi scientifici sulla validità della Cannabis e dei cannabinoidi in tutte le patologie nelle quali potrebbero apportare un beneficio. È importante stabilire non solo l’efficacia, ma anche il profilo di sicurezza, i dosaggi più appropriati e le interazioni con gli altri farmaci.

Mi aspetto che l’Europa tolga la Cannabis tra le sostanze inserite nella tabella degli stupefacenti, facilitando in questo modo gli iter burocratici per il finanziamento e lo sviluppo dei progetti scientifici legati alla Cannabis.

L’efficacia e la sicurezza della Cannabis Medica sono ormai pienamente riconosciute dalla comunità scientifica. Anno dopo anno anche il pubblico sta riconoscendo la sua utilità, quindi credo che si andrà nella direzione di una sempre maggior regolamentazione e diffusione delle terapie a base di Cannabis.

Si dovrà inoltre affrontare seriamente l’argomento della sua produzione, per fare in modo che non succeda più che i pazienti rimangano senza fornitura.

Autore
Viola Brugnatelli
Direttrice scientifica di Cannabiscienza e ricercatrice in neuroscienze presso l’Università degli Studi di Padova

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Master Cannabis e Alimentazione

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