1. CANNABIS TERAPEUTICA E ANZIANI
Con le recenti aperture legislative nei confronti della Cannabis Terapeutica avvenute in molte parti del mondo, sempre più pazienti si sono avvicinati all’utilizzo di questa pianta, le cui proprietà medicinali sono note fin dall’antichità.
Tra questi, numerosi sono gli anziani ai quali, per combattere patologie anche diverse tra loro, viene prescritta la Cannabis o i suoi derivati.
In effetti, gli anziani sono diventati il gruppo di consumatori di Cannabis Terapeutica che cresce maggiormente di numero. In questo senso, la Cannabis Terapeutica sembra aver scardinato l’ennesimo tabù, ovvero essere accettata dalla popolazione anziana che non sempre vede di buon occhio le novità, soprattutto perché ha vissuto in un periodo in cui, riferendosi alla Cannabis, si parlava solo di “droga” e non di terapia. Per fortuna i tempi cambiano.
Le indicazioni terapeutiche per cui viene prescritta la Cannabis agli anziani comprendono principalmente: dolore cronico, malattia di Parkinson, Alzheimer, nausea e vomito indotte da chemioterapici e sclerosi multipla. Sempre più frequenti sono anche prescrizioni per disturbi del sonno e dell’umore (per un approfondimento si veda Cannabis per anziani: il protocollo clinico)
Nonostante questo incremento di prescrizioni e di pazienti, non sono molti gli studi clinici che hanno indagato gli effetti della Cannabis nelle persone in età avanzata. Ci si è concentrati maggiormente sui ragazzi e sui giovani adulti, che rappresentano il target primario degli utilizzatori di Cannabis, sia a scopo medico che ludico. Nondimeno, considerando anche il trend in continua crescita tra gli anziani, è necessaria maggior attenzione su questo argomento.
Mano mano che il nostro corpo invecchia, numerosi parametri fisiologici vengono modificati e cambiano le modalità con cui rispondiamo alle varie sostanze, tra cui i farmaci. In particolare, il sistema cardiovascolare inizia a funzionare con meno efficenza e, complici anche stili di vita non salutari come vita sedentaria e alimentazione scorretta, l’ipertensione -l’aumento della pressione sanguigna- diventa uno dei problemi principali a cui far fronte.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che nel mondo vi siano 1,13 miliardi di persone che soffrono di ipertensione. Di questi, ovviamente, la maggior parte sono anziani.
2. CANNABIS E IPERTENSIONE: LO STUDIO CLINICO
Recentemente, un report dell’American Heart Association mette in guardia sull’utilizzo della Cannabis nelle persone anziane, per possibili rischi cardiovascolari. Ciò soprattutto per l’azione del Tetraidrocannabinolo (THC) i cui effetti sui parametri cardiovascolari non sono molto chiari.
Alcuni studi riportano infatti un aumento della pressione, altri una diminuzione e altri ancora nessun effetto. Queste discordanze derivano soprattutto da differenze tra i vari studi sul tipo di prodotto utilizzato (pianta di Cannabis o THC puro), sulla durata del trattamento (acuto o cronico) e per la popolazione arruolata che, come detto, nella maggior parte dei casi non è rappresentativa dei pazienti anziani.
Per approfondire l’argomento consigliamo la lettura dell’articolo Cannabis e malattie cardiovascolari: cosa c’è da sapere.
Per cercare di chiarire la situazione, un gruppo di ricercatori israeliani ha monitorato, per 24 ore, i parametri cardiovascolari di persone anziane in terapia con Cannabis.
Lo studio è stato svolto in 3 centri di ricerca israeliani, il Soroka University Medical Center di Beer Sheva, l’Assuta Ashdod Academic Medical Center di Tel-Aviv e la clinica NiaMedic Healthcare and Research Services, anch’esso con sede a Tel-Aviv.
I criteri di inclusione nello studio comprendevano:
- età superiore ai 60 anni;
- diagnosi di ipertensione;
- prescrizione di Cannabis da parte di un medico per le varie indicazioni approvate in Israele (i pazienti arruolati non dovevano aver utilizzato Cannabis per un anno prima dell’inizio dello studio).
Nel momento dell’arruolamento, ai pazienti è stata monitorata la pressione per 24 ore, è stato effettuato l’elettrocardiogramma, le analisi del sangue ed è stata raccolta la loro storia clinica.
Dopo 3 mesi di trattamento con Cannabis Medica (a tutti è stato determinato con precisione il dosaggio), ai pazienti è stato ripetuto lo stesso trattamento.
3. LA CANNABIS DIMINUISCE LA PRESSIONE
I risultati dello studio dal titolo “Cannabis is associated with blood pressure reduction in older adults – A 24-hours ambulatory blood pressure monitoring study” sono stati pubblicati sull’European Journal of Internal Medicine.
In totale sono stati arruolati 38 pazienti. Di questi, 4 utilizzavano Cannabis per via inalatoria mentre tutti gli altri sotto forma di estratto oleoso.
Il dosaggio medio di THC era di 21,1 mg e quello di Cannabidiolo (CBD) di 21,3 mg.
Le indicazioni principali per cui era stata prescritta Cannabis erano vari tipi di dolore cronico, soprattutto neuropatico (34,6% del totale).
I risultati ottenuti hanno dimostrato che l’utilizzo cronico di Cannabis Terapeutica per 3 mesi era associato ad una riduzione della pressione sanguigna, sia diastolica che sistolica e ad una riduzione della frequenza cardiaca. Il nadir di pressione (il valore più basso) veniva raggiunto dopo 3 ore dal trattamento con Cannabis.
I risultati dell’elettrocardiogramma non hanno mostrato differenze significative tra inizio e fine trattamento, così come l’analisi dei parametri sanguigni e metabolici.
4. CONCLUSIONI SU CANNABIS E IPERTENSIONE
Il Sistema Endocannabinoide è largamente espresso in tutto il nostro organismo e influenza diverse funzioni, come quelle cardiovascolari. Non stupisce quindi che l’utilizzo di Cannabis Terapeutica o dei suoi derivati abbia effetto su alcuni di questi parametri, come la pressione o la frequenza cardiaca. Tuttavia, gli effetti della Cannabis non sono univoci e dipendono molto dalla dose utilizzata e dal tipo di prodotto scelto.
Secondo i risultati di questo studio che ha coinvolto vari centri di ricerca israeliani, i pazienti anziani affetti da ipertensione possono beneficiare di una riduzione della pressione sanguigna, quando utilizzano Cannabis per altre indicazioni terapeutiche, come ad esempio per il dolore cronico.
La forza di questo studio è il focus sugli anziani che, come detto, rappresentano una parte della popolazione che si avvicina sempre di più alla Cannabis.
Ciò dimostra che le ormai note proprietà terapeutiche di questa pianta non sono più ad appannaggio esclusivo degli addetti ai lavori, ma vengono riconosciute anche da una parte della popolazione, come quella anziana, tendenzialmente restia ai cambiamenti e alle novità. Chi si occupa di politiche sociali e sanitarie, anche e soprattutto a livello istituzionale, dovrebbe probabilmente riflettere su questo dato con maggior attenzione.
Lo studio tuttavia presenta anche delle limitazioni: non vi è un gruppo controllo, non è stata misurata la concentrazione ematica dei fitocannabinoidi (THC e CBD), non tutti i partecipanti hanno utilizzato la stessa dose e lo stesso metodo di somministrazione e, infine, il numero di partecipanti non è molto elevato.
I risultati dello studio sono comunque molto promettenti, soprattutto in prospettiva. Tuttavia, nell’attesa di uno studio clinico più ampio e con minori limitazioni, l’utilizzo di Cannabis Terapeutica in pazienti anziani ipertesi deve sempre essere effettuato tenendo conto del rapporto rischio/beneficio e, soprattutto, tenendo costantemente informato il proprio medico di fiducia.
5. REFERENZE
- Ran Abuhasira, Yosef S Haviv, Merav Leiba, Adi Leiba, Larisa Ryvo, Victor Novack.
Cannabis is associated with blood pressure reduction in older adults – A 24-hours ambulatory blood pressure monitoring study.
Eur J Intern Med. 2021 Jan 20;S0953-6205(21)00005-4.