Bocca urente e Cannabis: “spegnere” la bocca che brucia

Bocca urente e Cannabis: la sindrome della bocca che brucia, o della bocca urente, è un fastidioso disturbo cronico correlato allo sviluppo di ansia e depressione.
Una studio-pilota dell’Università di Torino mostra come l’olio di Cannabis Sativa può essere efficace nel combattere questo disturbo. 

INDICE

1. LA SINDROME DELLA BOCCA URENTE

La sindrome della bocca urente, nota anche come sindrome della bocca che brucia, glossidinia o  stomatodynia, è una sensazione di fastidio e bruciore della parte interna della bocca, per la quale non sono note cause mediche o dentistiche.
Sebbene la mucosa orale appaia intatta, chi soffre di questa sindrome percepisce sensazioni continue di fastidio e prurito nel cavo orale, un po’ come quando ci si scotta bevendo una bevanda molto calda. La differenza sta nel fatto che non si sa cosa provochi questo disturbo cronico, che può durare anche mesi.

Secondo la prima “Classificazione Internazionale del Dolore Orofacciale”, pubblicata nel 2020, la sindrome della bocca urente è definita come “una sensazione di bruciore o disestesia (sensazione anomala) intraorale, ricorrente quotidianamente per più di 2 ore al giorno per più di 3 mesi, senza lesioni causali clinicamente evidenti”. [1]

Il dolore associato a questa sindrome viene indicato, da chi ne soffre, come molto simile in intensità ad un mal di denti, ma con caratteristiche di bruciore. È presente soprattutto di giorno, diminuisce la notte e non infastidisce il sonno. Possono essere presenti anche altre manifestazioni cliniche, come secchezza delle fauci (xerostomia) e alterata o ridotta capacità di percepire e distinguere i sapori (disgeusia). La disgeusia, per quanto il termine non risulti molto familiare, è molto simile a quella che spesso affligge i pazienti sintomatici per il Covid-19.

Date le sue caratteristiche, questa sindrome influisce negativamente sulla vita delle persone che ne soffrono. Il dolore che non scompare, l’alterazione del gusto e le sensazioni spiacevoli che ciò provoca (compreso l’alito cattivo) sono state associate, in molti pazienti, alla comparsa di disturbi dell’umore come ansia e depressione. Per questo motivo, spesso si consiglia un supporto psicoterapeutico per i pazienti che ne sono affetti.

Secondo le più recenti evidenze, la sindrome della bocca urente è, nella maggior parte dei casi, una condizione di dolore cronico neuropatico. Poiché la causa è spesso ignota, i trattamenti mirano ad alleviare i sintomi, anche se, attualmente, non esiste una cura vera e propria. Oltre al supporto psicoterapeutico, benefici possono essere ottenuti con l’uso di farmaci a base di benzodiazepine o acido alfa-lipoico.

2. BOCCA URENTE E CANNABIS: LO STUDIO CON L’OLIO DI CANNABIS

Una ricerca condotta nel 2014 dall’Università di Brescia ha mostrato che nella mucosa orale dei pazienti affetti da sindrome della bocca urente vi è un’alterazione dei recettori cannabinoidi CB1, CB2e TRPV1. [2] Inoltre, l’efficacia della Cannabis Sativa nel trattare diversi tipi di disturbi neuropatici è ormai ben stabilita.

Sulla base di questi dati, i ricercatori dell’Università di Torino, guidati dal Professor Giacomo Arduino, hanno effettuato uno studio-pilota per verificare l’efficacia dell’olio di cannabis nel contrastare i sintomi della sindrome della bocca urente. [3]

La modalità scelta è stata quello dello studio-pilota, ovvero un piccolo studio su un limitato numero di persone, per “testare la logistica e raccogliere informazioni su dimensioni del campione, criteri di esclusione e materiali necessari prima che venga condotto uno studio controllato randomizzato più ampio”.

Allo scopo sono stati reclutati 17 pazienti (soprattutto donne e anziani) affetti da sindrome della bocca urente da almeno 12 mesi, afferenti al Sezione di Medicina Orale dell’Università di Torino.

Ai pazienti è stato somministrato olio di Cannabis Medicinale ottenuto dalla varietà Bediol dell’azienda Bedrocan, contenente il 6,3% di THC e l’8% di CBD. Poiché in letteratura non è presente nessuna indicazione sulla posologia per questa sindrome, i pazienti hanno ricevuto dosi crescenti di olio di cannabis:

  • 5 gocce per i primi 5 giorni,
  • 10 gocce per i successivi 5,
  • 15 gocce per altri 5,
  • infine 20 gocce per 13 giorni.

 

Nelle 4 settimane di studio i pazienti hanno assunto l’oleolita 2 volte al giorno.

L’outcome primario, ovvero l’obiettivo primario dello studio, è stato di valutare cambiamenti nell’intensità della sensazione dolorosa.
Outcome secondari sono stati la valutazione dei livelli di ansia e depressione e di eventuali effetti collaterali. Dolore, ansia e depressione sono stati valutati attraverso la somministrazione ai pazienti di questionari di valutazione.

 

3. LA CANNABIS “SPEGNE” IL BRUCIORE

I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati nella rivista scientifica Pain Medicine.

Tutti i pazienti arruolati per questo studio hanno mostrato un miglioramento statisticamente significativo dal punto di vista della remissione clinica dei sintomi orali, riportando una diminuzione del dolore che si è protratta fino a 24 settimane post-trattamento.

Anche l’ansia e la depressione hanno subito un significativo miglioramento in questi pazienti. In più, tutti hanno portato a termine lo studio e non sono stati rilevati effetti collaterali particolarmente significativi.

Gli autori dello studio hanno mostrato un discreto ottimismo riguardo questi dati, soprattutto perché attualmente nessuna ricerca ha fornito prove attendibili e un trattamento sicuro per la gestione a lungo termine di questa sindrome, sia in termini di sollievo dai sintomi che di qualità della vita. Ad esempio, il clonazepam, considerato efficace nel combattere i sintomi, mostra notevoli problemi di dipendenza.
Per questo motivo, i pazienti affetti da sindrome della bocca urente potrebbero ricevere notevoli benefici dall’utilizzo di olio di Cannabis Sativa.

Ovviamente, come più volte sottolineato, si tratta per il momento di uno studio-pilota e c’è la necessità di confermare questi dati in un trial clinico che coinvolga un numero maggiore di pazienti.

Tuttavia, grazie anche a questo studio italiano, sempre più attenzione viene data al Sistema Cannabinoide e al potenziale dei farmaci a base di cannabis nella gestione dei pazienti affetti dalla sindrome della bocca urente, come mostrato da una recente review. [4]

Oltre che per questa sintomatologia, vari studi hanno dimostrato che cannabis e cannabinoidi potrebbero avere interessanti applicazioni anche in altri ambiti odontoiatrici. [5]

 

Referenze

  1. Classificazione Internazionale del Dolore Orofacciale 2020[]
  2. Borsani, E., Majorana, A., Cocchi, M. A., Conti, G., Bonadeo, S., Padovani, A., … & Rodella, L. F. (2014).
    Epithelial expression of vanilloid and cannabinoid receptors: a potential role in burning mouth syndrome pathogenesis.[]
  3. Alessio Gambino, Marco Cabras, Evangelos Panagiotakos, Federico Calvo, Alessandra Macciotta, Adriana Cafaro, Marco Suria, Giorgia El Haddad, Roberto Broccoletti, Paolo Giacomo Arduino.
    Evaluating the Suitability and Potential Efficiency of Cannabis sativa Oil for Patients with Primary Burning Mouth Syndrome: A Prospective, Open-Label, Single-Arm Pilot Study.
    Pain Med. 2020 Oct 30;pnaa318.[]
  4. Sónia R Pereira, Johana Tello Velasquez, Sarah Duggan, Bojana Ivanisevic, Joseph P McKenna, Christine McCreary, Eric J Downer.
    Recent advances in the understanding of the aetiology and therapeutic strategies in burning mouth syndrome: Focus on the actions of cannabinoids.
    Eur J Neurosci. 2022 Feb;55(4):1032-1050.[]
  5. Henry Lowe, Ngeh Toyang, Blair Steele, Joseph Bryant, Wilfred Ngwa, Kaveh Nedamat.
    The Current and Potential Application of Medicinal Cannabis Products in Dentistry.
    Dent J (Basel). 2021 Sep 10;9(9):106.[]
Autore
Fabio Turco
Neurogastrocannabinologo - Chimico Farmaceutico

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